ALLA DERIVA

Un paese senza ‘Politica’ è un paese amorfo e decadente. Qualcosa va fatto per evitare il naufragio di Artena

Il sottofondo delle conversazioni tra artenesi è una forte insoddisfazione per le condizioni in cui versa il paese, emerge sempre un senso di sfiducia perché da troppo tempo le cose non vanno bene.
Rielencare le vicissitudini amministrative degli ultimi anni forse è superfluo, ma alcune cose preliminari al discorso che andrò a sviluppare sono necessarie. Lasciamo da parte le giunte guidate da Erminio Latini, sono passati tanti anni e comunque non rientrano in questa analisi. Partiamo dalla giunta guidata da Maria Luisa Pecorari, correva l’anno 2005: senza entrare nel merito delle cose fatte e delle manchevolezze, quello che è degno di nota in questa carrellata riepilogativa è il fatto che, ad un certo punto della consiliatura, la maggioranza si sfalda, perde alcuni consiglieri che non si riconoscono più in quell’azione di governo. Indizio di mancanza della capacità di stare insieme per un progetto comune, ovviamente una amministrazione che cambia composizione in corso d’opera produce insoddisfazione, senso di frustrazione tra gli elettori e disagio nelle relazioni politiche. La successiva consiliatura guidata dall’imprenditore emergente (in quel periodo) Mario Petrichella, comincia la sua azione con gran determinazione, ma dopo non molto tempo sorgono difficoltà all’interno, alcuni assessori si dimettono pur restando in maggioranza, ma le crepe si evidenziano forti andando avanti, a tal punto che la consiliatura si chiude con le dimissioni del sindaco un anno prima della scadenza elettorale. Arriviamo alla prima giunta Angelini Felicetto (qualche pignolo mi farà notare che Angelini ha ricoperto il ruolo di sindaco negli anni 80 del secolo scorso), forse il politico più capace, retorico, astuto e in grado di coagulare intorno a sé un bel gruppo di interessi (sia chiaro, qui per interessi si intendono legittimi aspetti che cercano rappresentazione nella società) e consensi. Ebbene anche Felicetto Angelini, politico navigato come abbiamo accennato, non si salva dalla scomposizione della sua maggioranza, ben 4 consiglieri si tirano indietro con varie motivazioni. Angelini, sul punto di perdere la maggioranza, riesce con abilità (discutibile ma abile) a coinvolgere nel suo progetto Domenico Pecorari, che dalla minoranza passa a sostenere la giunta Angelini e ne diventa un pilastro, in quanto è forse il più capace a interpretare le esigenze della cittadinanza. Con fatica e con una maggioranza risicata l’amministrazione arriva alla sua fine. Successive elezioni, Angelini Felicetto rivince con netto scarto rispetto agli altri due contendenti, incapaci di trovare una sintesi per formare una sola lista. Domenico Pecorari, ormai uomo fondamentale della maggioranza, fa il pieno di preferenze, è il politico più votato, sembra che questa sia la volta buona per un governo che lasci il segno, che possa realizzare molte cose per la cittadina. Ma appena un anno dopo, una tegola inaspettata, certamente inattesa dai cittadini, cade sull’amministrazione: un’operazione giudiziaria denominata ‘Feudo’ porta ai domiciliari il Sindaco e Domenico Pecorari, oltre a tanti altri indagati, con accuse molto serie. Ancora una volta le varie amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 15 anni sono rimaste invischiate in defezioni e problemi che ne hanno minato l’azione. Da questa sintetica ricapitolazione degli avvenimenti amministrativi possiamo ricavarne un insegnamento? Secondo il mio parere sì, ma secondo i politici artenesi (ritengo politici tutti quelli che a vario titolo si muovono intorno all’interesse nel rappresentare i cittadini) vale lo stesso? Ecco su questo ho abbastanza dubbi. Perché? Nel precedente numero di AltraArtena, un articolo sostanzioso lo ha scritto Luciano Lanna uno che ha titoli e non serve che li elenchi: in questo articolo Lanna dice che il paese è fermo e forse bisogna ripartire da un progetto abbastanza ampio e complessivo, facendo riferimento a una esperienza degli anni 90 del novecento, ma è chiaro che era un riferimento per porre una questione a tutta la politica artenese. Era un articolo che voleva (penso, Luciano mi conforterà) interrogare la politica artenese, i suoi rappresentanti, voleva produrre un dibattito sul futuro, far uscire allo scoperto della discussione pubblica prima di tutto la classe politica presente in consiglio comunale e di conseguenza chiunque nella cittadina si interessi e intervenga nel confronto. Quando ho letto l’articolo, oltre ad apprezzarne la qualità dell’argomentazione e dei contenuti, ne ho recepito lo stimolo intellettuale e politico nel generare discussioni e dibattito. Questa mia aspettativa è rimasta delusa. Ora, della mia delusione può benissimo non fregar niente a nessuno, e va bene, ma il fatto che i politici locali tutti, di maggioranza e di opposizione, e anche i dintorni non rappresentati in consiglio comunale, non abbiano avuto la capacità o la volontà di confrontarsi pubblicamente con lo stimolo argomentativo di Lanna, è una spia di qualcosa di estremamente negativo per la vita associativa e politica della nostra cittadina. Quando i politici o chi aspira ad esserlo, non si confrontano pubblicamente, con articoli o altro, non svolgono bene quel ruolo, non sono adatti, mi sento di dirlo chiaramente: chiunque voglia rappresentare i cittadini non può far finta di niente quando i giornalisti (e qui era un signor giornalista) incalzano la politica, si ha il dovere e direi il piacere della sfida politica e intellettuale, nel rispondere e nel confrontarsi e nello scontrarsi dialetticamente. Purtroppo nel paese nel quale vivo e dove sono nato, questa voglia e capacità non è emersa, nemmeno si è affacciata all’orizzonte. Una miseria assoluta per le idee, il confronto, la dialettica, anche la retorica sarebbe stata utile per generare dibattito, perché chi non capisce che la politica, la città, vive del confronto, mi permetto di affermare che non ha capito ‘l’essenziale’ della Politica. Se non capiamo ‘l’essenziale’, tutta la polemica sulle altre cose della vita pubblica artenese non si emanciperà e sarà sempre in balìa delle furbizie e dei giochi sottobanco. Serve altro, servono le Idee che alimentano il coraggio dell’azione, serve il piacere della discussione pubblica, serve la voce nelle piazze, serve un Progetto. Quello che chiedeva Luciano Lanna nell’articolo in fondo era questo (cosi l’ho letto io, ma ovviamente Luciano avrà modo di chiarire il suo pensiero): il riferimento al passato era necessario per parlare del futuro. C’è sempre tempo per migliorare, ecco è tempo per cominciare; per adesso un’insufficienza marcata avvolge tutta la politica artenese.