ARTENA E’ UNA CITTA’ TROPPO VECCHIA

La Città è fatta a immagine e somiglianza dei vecchi, indifferente alle esigenze sempre più pressanti delle generazioni che guardano al futuro. In questa Città nessuno più parla del domani, nessuno affronta, né vuole farlo, la questione generazionale. Eppure i giovani gridano con forza e fierezza i loro sogni, le loro speranze, le loro idee. Gridano la loro presenza nel Mondo di oggi e in quello di domani. Ad Artena, però, trovano un paese che “vivacchia” quasi rassegnato a vivere solamente il passato.
E’ il passato e quindi Noi con la nostra epoca, che non abbiamo pensato per nulla alle generazioni future che hanno una voglia inimaginabile di ribellarsi “all’abbrutimento e alla noia”.

Artena non è una cittadina moderna per i giovani. E questo giudizio non è mio e non è certo di oggi, dopo circa 15 mesi di letargo dovuto alla pandemia, non solo, e al conseguente lockdown. Artena è così perché è una cittadina diventata un “dormitorio”. Un’immagine di quanto affermo? Ore 07,00-09,00: Artena si svuota….paurosamente di persone: di lavoratori e di ragazzi; i primi verso i loro posti di lavoro nella grande Urbe o nei paesi vicini, i ragazzi verso le scuole di Colleferro, di Velletri e verso le Università romane.
Al ritorno dalle attività fuori sede, scolastiche, universitarie o lavorative, i giovani, gli studenti come passano il tempo libero?
Artena in questo non è certamente attrattiva: non c’è un cinema, un teatro, un‘attrezzatura per lo sport (sono oltre 15 anni che si aspetta il Palazzetto dello sport), non c’è un luogo dove poter svolgere attività ricreative culturali e artistiche, dove potersi incontrare e confrontare: rimane un sogno la realizzazione di un ambiente, di una struttura dove i giovani possano trascorrere il loro tempo libero.
E’ mortificante e angosciante che la gioventù artenese debba “migrare” verso altri lidi per fruire di momenti di svago e di divertimento. La pandemia non è stata l’unica artefice di questa situazione allarmante – che si è incancrenita nel tempo passato – per i giovani di oggi sempre più proiettati verso un loro futuro. Artena è una cittadina “vecchia” che, forse, è fatta per i vecchi ed è indifferente alle esigenze sempre più pressanti di una generazione che guarda al futuro, al loro futuro – di cui non parla quasi più alcuno – con sempre più insistenza. Non sono i social, i cellulari, i tablet o i computers i passatempi, i modelli da seguire perché questi sono i surrogati di ciò che vorrebbero avere i giovani dalla nostra società. Mi rattrista e mi inquieta vedere dal balcone gruppetti di ragazzi che passano il loro tempo “bighellonando” lungo la strada o nella piazza del mercato. Quella dei miei nipoti è una generazione privata del presente e, soprattutto, del futuro – prospettiva che non diamo loro – ma che invece avrebbe voglia, anzi, ha voglia di reagire e non di implodere tra “social” e “influencer” che favorisce la negazione della socializzazione. Il nostro Augusto Iannarelli tempo fa ha affermato che “Artena è bella così com’è”. Certo, forse per noi ormai avanti con l’età, ma per i giovani – che cercano altre emozioni più a loro confacenti – è forse non sufficiente. Ed “emigrano” verso altri siti vicini che sono in grado di offrire loro ciò che desiderano: momenti di divertimento, di gioia, di socializzazione e anche di confronto con i loro coetanei.
Scommettere sui giovani significa scommettere sul futuro, anche quello di Artena. La questione “generazionale” dovrà pur essere affrontata in maniera strutturale, con politiche giovanili che diano un “input” – se solo ce ne fosse bisogno – forte contro il conformismo (siamo noi vecchi i responsabili?) e/o l’indifferenza. “Odia le tue radici, disprezza l’identità…” (M. Brandi). Siamo forse noi i colpevoli dei negativi dogmi globalisti che vengono urlati nelle orecchie e insufflati nella mente dei nostri ragazzi? Forse. Ma i giovani non accettano in toto queste “icone” (Fedez, Ferragni, Messi) e non accettano, non si arrendono a questo conformismo pericolosamente invadente. Non vogliono diventare schiavi, fino all’assuefazione, del cieco e malato abbrutimento di momenti, di giorni tutti uguali, uggiosi, privi di colore e di calore. Gli adolescenti, gli studenti, gli universitari e i cosiddetti “millennials” in genere hanno il desiderio di difendere con forza e con fierezza i loro sogni, le loro speranze, le loro idee. Gridano forte la loro presenza nel mondo di oggi e soprattutto di domani, è vero, fra mille difficoltà, a volte poste da noi adulti. Artena per le nuove generazioni è un paese che “vivacchia”, quasi rassegnato a vivere solo del passato, per quanto ricco di storia e di arte. Forse la nostra epoca ha pensato poco o per nulla alla nuova generazione, alle sue necessità, ai suoi desideri, alle sue speranze, ai suoi sogni, agli innegabili suoi bisogni di relazione, di confronto, anche di amore. I giovani hanno voglia di ribellarsi “all’abbrutimento e alla noia” (E. De Luca). Hanno il desiderio di riprendersi il loro futuro e scommettere sui giovani significa scommettere sul futuro di Artena e del nostro Paese. Ragazzi, riprendetevi il vostro futuro!