BUON COMPLEANNO PAESE MIO. BEN ARRIVATO A 150 ANNI!

Un secolo e mezzo di storia. Dal 19 febbraio 1873 ad oggi la nostra Città ha raggiunto tantissimi primati. All’inizio erano solamente negativi poi nel corso degli anni e fino alla seconda guerra mondiale, la Città è diventata un esempio fulgido di progresso sociale, morale e civile

Il 19 febbraio prossimo, Artena compirà 150 anni! Un traguardo prestigioso per una Città che nel corso della sua storia bimillenaria ha subìto rovesci, tracolli ma anche resurrezioni.
Ha dato natali a poeti, santi, missionari, ladri, assassini, scrittori, giudici, letterati, musicisti, grassatori, preti, militari. In questo ultimo secolo e mezzo la Città ha attraversato periodi terribili ma anche momenti di entusiasmo e ai record negativi si sono molto spesso susseguiti quelli positivi e propositivi.
Tra il 1870 e il 1890, Artena è stata spesso sulla graticola, soprattutto in un periodo in cui la legge disconosceva la città e la comunità, che era diventata a tutti gli effetti la patria della criminalità organizzata. E’ stato un ventennio terribile: Artena e gli artenesi erano considerati davvero come il demonio, e la fama triste e cupa s’era allargata oltre i confini nazionali.
Lo scrivo come dato di cronaca, senza vantare presunte tradizioni nè ereditarietà, come fece Scipio Sighele con il suo libraccio “Artena, un paese di delinquenti nati”. Quella delinquenza e quella animosità si riscontrava in ogni città del centro e del meridione di una giovane Italia che faceva fatica ad imporre il nuovo ordinamento. Non c’era nulla di diverso dalla criminalità presente a Valmontone piuttosto che a Palestrina, Labico, Lariano, Velletri, ecc. Nulla di differente se non la considerazione che una certa stampa aveva nei confronti di Artena. Una grassazione accaduta ad Artena veniva enormemente amplificata. Poi, però, i numeri erano altrettanto chiari e questa volta sfavorivano la Città, sottomessa da una “paranza” e da un comportamento mafioso e ndranghetista ma che era perseguito solo da una parte ristrettissima della popolazione. Dal 1890, però, dal Processo del secolo, come fu chiamato il dibattimento alla corte d’assise di Frosinone contro 35 artenesi e dopo la condanna di tutti gli imputati, le cose cambiarono. Da quel momento, grazie anche e soprattutto a personaggi più illuminati di altri, la Città ha avuto un rigurgito di amor proprio.
L’avvento dei vari Rangoni, Enrico Mannucci, Luisa Carbone, Umberto Bartoli, Domenico Bucci, Virginio Prosperi, Augusto Valeri, Cesare Caputi, Luigi Bacchini, Angelo Ercolani, Edoardo Colocci, hanno reso Artena una città invidiata e da imitare in tutta la provincia romana. Questi personaggi hanno operato nel cuore delle persone, si sono fatti largo nelle crepe della diffidenza della gente e, come un virus benevolo, hanno contagiato quella popolazione.
Da allora e fino all’avvento del fascismo, una serie di primati portarono la Città a una considerazione mai avuta fino a quel momento.
La Città fu prima ad avere l’acqua in pieno Paese. Fu ancora prima ad avere un asilo per i bambini fino ai sei anni e un laboratorio per le giovani adolescenti. Ebbe il primato almeno nella provincia, di avere un oratorio per gli adolescenti e i ragazzi dove questi facevano parte delle primissime società sportive.
Fu ancora prima ad avere la luce pubblica, nel 1909, e qualche famiglia, quelle più denarose, la posero in essere anche nelle abitazioni private. Con la luce arrivò il telefono che era stato installato nella Caserma dei Carabinieri, al Municipio, e nell’edificio Borghese. Fu prima ad inaugurare una sala cinematografica il 22 luglio 1910, quando nessun’altra sala era presente nella provincia romana (esclusa Roma).
Primati che fanno il paio anche con i record sopraggiunti nella vita sociale. Per la prima volta, nel 1900, le lotte contadine, supportate dal partito socialista e dalla Camera del Commercio, sortirono nuovi benefici ai contadini di Artena.
Dopo il periodo buio del fascismo e della dittatura mussoliniana e soprattutto dopo la guerra, la Città ebbe ancora un fremito d’orgoglio. Dopo Augusto Valeri rieletto sindaco nel 1946, lo era stato già tra il 1920 e il 1922, e morto dopo qualche mese, fu nominato sindaco Eligio Pompa. Sotto di lui si ebbe il boom della ricostruzione. La Città rinacque per l’ennesima volta, attraverso un progetto di ricostruzione che ancora oggi è indicato come uno dei più straordinari esempi urbanistici del dopoguerra ed è tuttora in mostra all’Ecole du Louvre a Parigi. Purtroppo quel Piano non fu seguito alla lettera, anzi, le intromissioni più o meno spinte dei politici di turno, lo stravolsero completamente dando vita a una nuova Città, forse più comoda della precedente ma urbanisticamente davvero brutta, anche se l’amiamo ugualmente.