LA GIORNATA DELLA MEMORIA RICORDATA NELLE SCUOLE DI ARTENA

Il Comune di Artena incontrerà i bambini delle scuole elementari e i ragazzi della scuole Medie. Il Giorno della Memoria è stata designata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite l’1 novembre 2005 con la risoluzione 60/7, in seguito alle celebrazioni del sessantesimo anniversario della liberazione dei lager nazisti.

Il 27 si celebra in tutto il mondo la Giornata della Memoria. Le commemorazione per ricordare l’Olocausto, termine che deriva dal greco ὁλόκαυστος (holòkaustos, “bruciato interamente”) e inizialmente indicava una forma di sacrificio prevista dal giudaismo. Tuttavia, a partire dalla seconda metà del XX secolo, in seguito agli orrori dei campi di concentramento nazisti, la parola viene usata per definire il genocidio dei cosiddetti “indesiderabili”. Il terzo Reich aveva infatti un progetto di eliminazione totale che riguardava categorie ben precise: dalle popolazioni delle regioni orientali europee occupate, ritenute “inferiori”, agli oppositori politici, passando per nazioni e gruppi etnici quali rom, sinti, jenisch, gruppi religiosi come i testimoni di Geova e pentecostali, gli omosessuali, i malati di mente e i portatori di handicap. L’Olocausto provocò circa 15 milioni di morti in totale di cui, secondo le deposizioni di membri delle SS al processo di Norimberga, quasi sei milioni erano ebrei.
La data del Giorno della Memoria è stata designata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite l’1 novembre 2005 con la risoluzione 60/7, in seguito alle celebrazioni del sessantesimo anniversario della liberazione dei lager nazisti. Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa arrivarono per prime alla città polacca di Auschwitz, dove scoprirono il campo di concentramento. I soldati liberarono i superstiti le cui testimonianze aprirono per la prima volta gli occhi del mondo sull’orrore del genocidio nazifascista. Anche il nostro Paese ha istituito la giornata per le vittime dell’Olocausto il 27 gennaio, lo ha fatto però cinque anni prima della risoluzione delle Nazioni Unite. La ricorrenza è stata definita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, preceduta da lunghe discussioni su quale dovesse essere considerata la data simbolica di riferimento. Le opzioni più considerate sono state due: il 16 ottobre, in memoria del rastrellamento del ghetto di Roma del 1943 e il 5 maggio, anniversario della liberazione di Mauthausen. La prima avrebbe sottolineato le deportazioni razziali e la responsabilità italiana, la seconda la storia dell’antifascismo. Alla fine, anche per la portata evocativa, si optò per il giorno della liberazione di Auschwitz, divenuto ormai il campo di concentramento simbolo universale del genocidio. Al di là di quel cancello infatti, oltre la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi), apparve l’inferno e il mondo vide allora per la prima volta da vicino quel che era successo, conobbe lo sterminio in tutta la sua realtà. Auschwitz dunque dimostra proprio questo: esiste il lato disumano del progresso che può essere utilizzato per l’umiliazione e l’annientamento dell’individuo. E solo in parte l’annientamento nei lager nazisti è stata un’esperienza unica, poiché la politica del genocidio non è né cominciata e né terminata con Auschwitz: basti pensare al genocidio degli armeni, le vittime dei gulag, la pulizia di classe dei Khmer rossi in Cambogia e, negli anni Novanta, le pulizie etniche in Jugoslavia e in Ruanda, oltre ai gas di Saddam Hussein contro i curdi, definiti “un popolo che non esiste”.
L’Olocausto costituisce dunque un evento fondamentale per comprendere sia la civiltà occidentale che l’evoluzione degli stati nazionali, la moderna società e, certamente, la natura umana: una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di questo. Ma, al tempo stesso, consolidare le basi affinché nel presente e nel futuro le cause che generarono la Shoah non si ripresentino. I campi di concentramento dell’Europa Centrale sono il simbolo di questa volontà collettiva di ricordare, di non abbandonarsi all’oblio, alla visione del presente come qualcosa di slegato al passato. Ricordare e trasmettere la memoria è un impegno arduo, soprattutto in una società immersa nel presente e dominata dalla velocità. Ma c’è bisogno, attraverso una dimensione intima ed emotiva, di una narrazione convinta e condivisa che, basandosi sulla storia, diventa un vero argine perché l’orrore non si ripeta. E perché la memoria è portatrice di giudizi, di valori e riesce ad orientarci nel presente.
Su queste fondamenta si basa la cerimonia che il Comune sta allestendo con l’Istituto Comprensivo Artena, attarverso una serie di manifestazioni organizzate dalla Biblioteca Comunale, dal Servizio Cultura e dal Servizio Civile Universale progetto Artena per i beni culturali. La cerimonia si svolgerà il 30 e il 31 gennaio. Lunedì 30 al Granaio Borghese le quinte elementari incontreranno i ragazzi del servizio civile che attraverso una serie di slide parlaranno ai bambini delle elementari. Il giorno dopo, lo stesso evento si terrà nell’aula magna della scuola media. Parteciperanno i ragazzi della terza media.

ALLEGRA PERUGINI