LINGUAGGIO BRAILLE PERCHE’ E’ COSI’ VITALE E IMPORTANTE

È composto da puntini rialzati che possono essere letti con le dita al tatto. Il linguaggio braille include molti simboli diversi. Con 39 milioni di ciechi e ipovedenti nel mondo, l’alfabeto Braille è la luce che attraversa i polpastrelli e permette a tutti quelli che hanno perso la vista di leggere, scrivere, lavorare e vivere una socialità completa

Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza di mente fu quella di colui che s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? Parlare con quelli che son nell’Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e diecimila anni? E con qual facilità? (Dialogo sui massimi sistemi di Galileo Galilei) Parlando di sistemi di comunicazione, un cenno meritano quelli che hanno risolto i problemi delle varie minorazioni. Tra questi è da menzionare il Metodo Braille. Louis Braille (Coupvray, 1809 – Parigi 1852) è l’inventore della scrittura in rilievo che porta il suo nome e grazie alla quale i ciechi del mondo possono accedere all’informazione e alla cultura, basato su solo sei punti combinati tra loro. Venne ispirato da una visita all’Istituto dei Ciechi di Parigi, da parte di un militare, Charles Barbier de la Serre, capitano d’artiglieria dell’esercito di Napoleone, il quale portò la sua “scrittura notturna”, un sistema usato durante la guerra per comunicare tra soldati in assenza di illuminazione basato su un codice tattile che riproduceva parole in suoni. Prima di Braille, soltanto rarissimi privi della vista, appartenenti a famiglie molto ricche e per circostanze particolarmente propizie sono stati educati e in qualche fortunatissimo caso, hanno anche saputo raggiungere livelli di eccellenza nelle discipline da loro coltivate, come, ad esempio, l’italiano F. Landino, (1325-1397), compositore, organista, poeta; lo spagnolo A. De Cabezon, compositore del Rinascimento; Saunderson (1682-1739), matematico inglese; l’austriaca von Paradis (1759-1824), musicista. Il fatto che, per citare questi quattro nomi, siamo partiti dal 1325 anno di nascita di F. Landino e siamo giunti al 1824 anno di morte di Teresa von Paradis, la dice piuttosto lunga sull’argomento. Dopo Braille, invece, milioni di ciechi hanno potuto frequentare una scuola, conseguire una qualificazione professionale a volte, anche di altissimo livello, trovare un posto di lavoro, rendersi economicamente autonomi e divenire utili a se stessi, alle loro famiglie ed alla società. Il sistema Braille, ideato da un cieco per i ciechi, è fatto per le dita e non presenta alcuna attrattiva per l’occhio. Anche a causa di questo, è vissuto, specie da coloro che vi si imbattono soltanto occasionalmente, come qualche cosa di assolutamente estraneo, impenetrabile, misterioso. Non è un caso se molti si servono correntemente dell’espressione impropria tradurre in Braille, con riferimento alla trascrizione di un testo. Quando cominciarono a diffondersi i dispositivi informatici il Braille risultò incredibilmente adattabile alla logica binaria del computer. Grazie all’uso del personal computer, anche un cieco può disporre di una propria biblioteca personale, può consultare un dizionario o un’enciclopedia; può rielaborare con facilità i suoi scritti, divengono accessibili i libri che interessano e che il lettore cieco può acquistare in libreria, come ogni altro lettore; navigando in Internet, si può leggere un quotidiano, si può fruire di un immenso patrimonio di informazioni e di testi culturali. Il sistema Braille non è soltanto una semplice segno grafia, quei sei punti sono un alfabeto, un alfabeto completo, e poi anche un sistema di matematica elementare, un sistema di notazione musicale, e persino una stenografia. I bambini integri di sensi apprendono a leggere attraverso il metodo globale. Il metodo globale è ideo visivo e analitico. È ideo visivo in quanto si fonda sul presupposto che la vista sia il senso più completamente sviluppato nel bambino di sei anni; è analitico perché muove dalla sincresi, cioè dalla visione generale del tutto, procede all’analisi, cioè dalla scomposizione nelle parti e conclude nella sintesi, cioè nella ricomposizione del tutto attraverso la consapevolezza delle parti. Il sistema Braille, invece, fondandosi sul tatto, implica un metodo sintetico simile a quello della Montessori. Il tatto, essendo il senso della successione, della discontinuità e della breve estensione, coglie non quel tutto semplice, che è la parola e, tanto meno, il tutto complesso che è la frase, ma la lettera. E la coglie con un unico atto percettivo. Il bambino perciò, leggendo, opererà la sintesi. In modo operativo, si può ipotizzare un’analogia tra il sistema puntiforme del Braille e i bit dell’informatica. BIT = Punto in rilievo. Il puntino Braille ed il bit costituiscono l’unità elementare di informazione; entrambi sono basati sul principio classico della non contraddizione, ovvero sul principio aristotelico secondo il quale di qualcosa non si può al tempo stesso affermare e negare una determinata qualità o un determinato stato. Nel linguaggio quotidiano noi diciamo che una cosa o è bianca o è nera, non può essere bianca e nera al tempo stesso. Nel linguaggio tecnico diciamo che l’elaborazione automatica dell’informazione significato del termine informatica si basa sulla logica binaria, ovvero sul fatto che un circuito elettrico può assumere due stati, denominati convenzionalmente stato zero e stato uno; oppure di bit allo stato 1, o semplicemente di bit = 0 e bit = 1. Il Braille si basa sulla presenza o assenza del puntino in altorilievo, e non è difficile associare l’assenza di puntino alla situazione bit = 0, la presenza di un puntino alla situazione bit = 1. STATO 0 PUNTINO ASSENTE- STATO 1 PUNTINO PRESENTE. BYTE = Casellino Braille. Per il segno Braille occorre considerare non un puntino isolatamente, bensì un casellino di 6 puntini. Nel campo dell’informatica i bits da considerare sono 8. Per indicare l’insieme di 8 bits si usa il termine byte, concettualmente simile al casellino Braille. I casellini e i bytes sono separati gli uni dagli altri da uno spazio-tempo definito. Nel Braille abbiamo 64 combinazioni possibili, mentre nell’alfabeto informatico i simboli sono 256, rispettivamente 26 per il Braille e 28 per l’alfabeto ASCII codice americano di scambio dell’informazione. Il numero 6, nel caso del sistema Braille, deriva da precise osservazioni sull’anatomia del polpastrello e sulle potenzialità ed i limiti del canale tattile e della percezione aptica.