INESTETISMI

Imperfezioni che vanno certamente curate e non nascoste. Povertà, droga, bullismo e prostituzione minorile, quattro mali che affliggono la nostra città.

Un paio di anni fa Don Daniele Valenzi e don Cristian, allora parroco e vice di Santo Stefano, Rosario e Santa Croce, reiterarono, durante l’omelia della Messa più importante per ogni cittadino artenese, quella cantata alla Madonna delle Grazie, di fronte a tutte le autorità istituzionali e militari presenti, l’accorato appello per una disperata situazione sociale di Artena. Il loro era un grido di aiuto e di dolore. Era un urlo alla disperata ricerca di un contraddittore valido che, purtroppo, non risponde ancora.

Pare proprio che in questo Paese ci sia una corsa allucinante a nascondere certe situazioni, come se mettere la testa sotto la sabbia possa allontanare, o far sparire, addirittura, la condizione di disagio in cui versano centinaia di famiglie artenesi.

Ciò che fa più impressione, è che chi deve occuparsi di questo disagio lo allontana, perché oggi l’inestetismo (quindi il marcio) va nascosto. Ammetterlo è come sostenere di avere un marchio infamante per una società che si fa diva in assoluto vantandosi solamente del bello.

La realtà, invece, è ben altra cosa, ed è fatta anche di degrado e miseria, soprattutto fra i giovani, e in special modo fra quelli che vivono la bella età dell’adolescenza. Droga, bullismo, prostituzione e povertà: sono quattro lacerazioni che ancora oggi caratterizzano la nostra comunità.

Le prime tre sono esclusive del mondo giovanile, l’ultima è ad appannaggio dei vecchi, di quelli che vivono con la miseria di una pensione in un tugurio di casa tra bollette da pagare e cibo da comprare.

Togliamo i dubbi nella testa di qualcuno, ciò che scrivo non è un atto di accusa specifico, desidererei, invece, che ci fosse una presa di coscienza della realtà che possa portare a un atto d’amore verso Artena, che è guaribile se soltanto si vuole.  

Il consumo di stupefacenti in Città è forse il più alto che esiste nel comprensorio: si comincia a 13/14 anni e si distrugge una famiglia. Lo so perché ho parlato spesso con gli adolescenti e mi sono accorto di questo primato indegno, a tal punto che sono molti di più i giovani di quell’età che si fanno, di quelli che, invece, non usano questo tipo di sostanze. L’escalation non pare avere termine e a nulla valgono le preghiere dei genitori derelitti che si rivolgono alla chiesa per un aiuto.

Il Bullismo è l’altra piaga, ancora più evidente, che circonda i nostri ragazzi. Possibile che nessuno è pronto ad accorgersene e a denunciare i fatti? Ne parlo continuamente con i ragazzi e i giovani che conosco. Tutti pongono in risalto il problema che quindi è concreto, che fa danni, ma quanti casi sono stati denunciati?

Poi la prostituzione, che di per sé è già di una gravità assoluta (come il resto evidentemente), ma sentir dire di ragazze, anche e soprattutto minorenni, che vanno con uomini e vecchi, solo per farsi fare la ricarica del telefono, è davvero disperante. Devo essere sincero, di questo non ho contezza diretta ma solo di fatti riportati. Ma se anche il chiacchiericcio fosse amplificato all’ennesima potenza, e magari investisse solamente una piccolissima parte dei nostri giovani, sarebbe ugualmente grave e umiliante per la nostra Città.

Di queste tristi vicende, quello che capisco di meno è l’assoluta insensibilità al problema che è palpabile soprattutto dalla scarsa considerazione che suscita nei social. Ho visto davvero poco o niente sull’argomento: si parla degli amministratori, di quello che dovrebbero fare, di rifiuti abbandonati, di tasse, di buche sulle strade, ecc., che sono argomenti ampiamente condivisibili, ma delle faccende sociali che investono Artena non vi è traccia, come se parlarne significasse porre in evidenza una vergogna infamante. È una vergogna infamante, non c’è dubbio, ma nasconderla è ancora più disonorevole perché ogni comportamento omertoso non fa che accrescere il problema. Ciò che più mi ha stupito è che questi argomenti non trovano – come dovrebbe essere – neppure terreno fertile tra i giornali, e questo avvalora la mia convinzione: gli inestetismi vanno nascosti, anche quando sono evidenti e ciò che è evidente non può essere disconosciuto.

Ho scritto decine di volte ormai sull’argomento, su questo enorme inestetismo, un neo che rischia di trasformarsi in cancro. Sto estremizzando perché è chiaro che non tutti cavalcano questi tipi di abitudini, ma è vero, però, che una stragrande maggioranza ne è attratto.

A queste dipendenze, che sono ormai patologiche, sembra che non possa esserci un freno, considerato che il fenomeno è in forte crescita. Un dato è davvero allarmante: l’osservatorio adolescenti di telefono azzurro ha intervistato giovani dagli 11 ai 19 anni e che il 15% (percentuale sottostimata) di essi fa uso di sostanze stupefacenti, mentre il 50% è uso all’alcool. In Italia sono aumentati del 10% i decessi legati agli stupefacenti.

In questa tendenza c’è anche un fattore scatenante prettamente culturale, quello dell’assenza. Una deriva nichilista che è il comune denominatore dei giovani che fanno uso di queste cattive pratiche: l’idea che il niente sia perfettamente uguale al tutto, e quindi l’appagamento del nulla.

Credo sia doveroso, per chiudere, invitare le Istituzioni a farsi parte diligente, ad avere una attenzione maggiore a questi problemi, magari ad ampliarla questa attenzione, a farla crescere. Scuola e Comune devono essere i front office delle famiglie che vivono la situazione e che sono abbandonate a sé stesse. Sono problemi che non vanno né minimizzati ne sottostimati, per questa ragione sento il dovere di chiedere al sindaco di Artena e ai Servizi sociali, la disponibilità a convocare, sotto il loro coordinamento, un tavolo urgente tra tutti i soggetti istituzionalmente competenti ad affrontare il tema del disagio giovanile in maniera specifica. Che al tavolo, oltre alle istituzioni amministrative, partecipino anche quelle scolastiche, quelle militari, quelle religiose e quelle sanitarie, oltre alle Associazioni presenti sul territorio, sia quelle che si occupano di queste difficoltà, che le altre che possono dare una sensibilizzazione profonda sull’argomento.

Vittorio Aimati