QUANDO SIAMO STATI I PRIMI AD APRIRE LA BRACCIA AGLI ALTRI

E’ dagli anni ottanta che la nostra città è diventata un crogiuolo di razze e di etnie. Prima grazie a un progetto della comunità francescana, poi grazie all’allora sindaco Erminio Latini

Artena è stata la prima Città della regione Lazio ad ospitare intere comunità provenienti da Paesi extracomunitari. Come dimenticare, ad esempio, il progetto della Comunità Francescana presente sul nostro territorio, incentivato da padre Nicola Cerasa e da Padre Domenico Domenici, che accolsero nella struttura artenese oltre duemila profughi provenienti dal Corno d’Africa. Etiopi, eritrei e somali che scappavano dal regime di Menghistu e che trovarono ad Artena un paese ospitale. Il primo gruppo formato da 8 persone arrivò ad Artena nel 1984. Il gruppo fu accolto nelle stanze pulite, con i letti perfettamente in ordine e la biancheria nuova, e su ogni lettino vi era un fiore come simbolo dell’accoglienza. Fu quel giorno che segnò la nascita di un cammino di solidarietà e bellezza che andò avanti per ben otto anni. Il Centro di accoglienza di Artena, dedicato a San Francesco, era all’avanguardia e rispettava appieno di dettami cristiani. I nuovi arrivati iniziavano nuove relazioni fraterne perché l’attenzione del Centro francescano di Artena era mirato alla persona che veniva accolta come un regalo di Dio e rispettata nella sua diversità culturale e religiosa.
All’inizio degli anni novanta, poi, ricordiamo che Artena è stata una delle prime Città italiane ad ospitare un gruppo di persone provenienti dall’Albania, dopo il grande esodo conseguente alla caduta del comunismo a Tirana. Il 7 Marzo si riunirono nel porto di Durazzo oltre venticinquemila albanesi che sbarcarono a Brindisi. Undici di loro vennero subito trasferiti ad Artena. Erano arrivati in Italia disperati, assetati, disidratati: persone che guardavano all’Italia come la loro speranza di futuro. Un paio di loro abitano ancora ad Artena e vivono una vita completamente integrata nel tessuto sociale.