10 AGOSTO : SAN LORENZO TRA LEGGENDA E REALTA’

Nella notte del 10 agosto quanti sguardi, quanti nasi saranno rivolti al cielo per scrutarlo e per scorgere i lampi delle stelle cadenti, per carpire verso l’infinito quei piccoli bagliori di luce, quei filamenti chiari? Quanti desideri verranno espressi in gran segreto, nella speranza che si possano realizzare? Quante “lacrime di San Lorenzo” appariranno lassù nel cielo stellato per soddisfare gli occhi e il cuore di coloro che attenderanno con trepidazione e, perché no, con curiosità l’apparire delle lacrime del Santo, sgorgate dagli occhi di Lorenzo quando venne torturato su di una graticola rovente? Ci piace ricordare ancora, con un non so che di poetico, che quelle stelle cadenti, quelle particelle incandescenti che solcano le immensità dell’Universo, siano le lacrime di San Lorenzo. Ma gli studiosi, con due colpetti di mano sulle spalle e un pizzicotto sulla guancia, ci svegliano nel momento più bello del nostro fantasticare, ci riportano con i piedi in terra e, conti alla mano, ci ricordano che ….. . Bene, la caduta delle stelle – per me e per tanti altri sono ancora le “lacrime del Santo “ –  non sono altro che particelle della cometa Swift – Tuttle che, a velocità elevatissima, entrano nel campo di attrazione del nostro pianeta lungo la propria orbita, si incendiano e si disintegrano. E questo avveniva circa un secolo fa, proprio nella notte del 10 agosto. Ora per via del cambiamento del movimento delle orbite della Terra e della cometa, l’avvenimento è slittato nella notte fra il 12 e il 13 di agosto, ma il fenomeno per i successivi 10-12 giorni è visibile nel cielo, poiché la nostra Terra non ha un appuntamento fisso solo con le meteore Perseidi, ma anche con lo sciame della Delta Aquaridi, per cui il fenomeno terminerà circa il 20 agosto. L’avvenimento celeste ha una frequenza top di meteore visibili di circa due al minuto mentre il 10 agosto scende alla metà. E allora come la mettiamo con il fatto che proprio la notte del 10 agosto si ricorda la tortura e il martirio del Santo? La tradizione vuole che il diacono Lorenzo, di origine spagnola, ma nominato a Roma da papa Sisto II, ebbe l’incarico di custodire i Tesori della Chiesa. Arrestato durante la persecuzione del 258 dell’imperatore Valeriano, fu invitato dal prefetto di Roma a consegnare i beni che custodiva, i famosi Tesori. Quando si presentò con i poveri, gli ammalati e gli storpi – perché i Tesori li aveva venduti per aiutare costoro – e pronunciò questa frase “Ecco i veri Tesori eterni della Chiesa”, fu condannato prima ai ferri roventi e poi a morire su una grande graticola posta su un gran mucchio di carboni ardenti. La sua morte lenta non disturbò più di tanto il Santo, che ebbe il coraggio di rivolgersi con umorismo al suo carnefice con la frase “Questa parte è già cotta, girami e mangiami”. Il martirio impressionò talmente i romani e le successive generazioni che la festa dedicata al Santo fin dall’antichità divenne la più popolare e sentita a Roma, dopo quella dei Santi Pietro e Paolo. Nella basilica di San Lorenzo fuori le mura, al Verano, una delle sette basiliche di Roma, è custodito quello che resta del corpo del Santo, meno il capo che si trova in San Pietro. Nella Confessione è invece conservata una lastra di marmo, che la tradizione vuole sia quella dove venivano effettuati, sul colle Viminale, i supplizi del fuoco. Ma sono gli studiosi che, ancora una volta, distruggono ciò che nell’immaginario collettivo, soprattutto dei romani, è la storia di San Lorenzo. In quell’anno, infatti, le leggi di Roma non prevedevano né la tortura né tanto meno il martirio sui carboni ardenti e sembra che il Santo morì decapitato. Tant’è che fino a qualche tempo fa, il quartiere di San Lorenzo per il 10 agosto si vestiva a festa: c’era la solenne processione e poi giochi, spettacoli e fuochi d’artificio fino a notte inoltrata. Non mancava, come accadeva una volta e raramente ancora oggi, una grande mangiata a chiusura della solennità religiosa.