PRENDIAMOCI CURA DEGLI ALTRI

MONSIGNOR LEONARDO D’ASCENZO, ARCIVESCOVO DELLA DIOCESI DI TRANI, SCRIVE PER IL NOSTRO GIORNALE.

Don Leonardo, parroco per oltre dieci anni nella parrocchia di Santa Croce, ha accettato il nostro invito a scrivere per noi in questo Natale di Covid: “Gesù sarà sempre e di più nelle nostre case”

Con immenso piacere rispondo alla richiesta di Vittorio Aimati del giornale Altra Artena, che mi invita a condividere una riflessione sul Natale con i lettori di questo giornale. Lo faccio ripensando agli anni che ho vissuto ad Artena, come giovane sacerdote, parroco a Santa Croce. Conservo nella mia memoria e nel mio cuore tante esperienze belle, tante persone care. Ricordo le feste di Natale di quegli anni, la rappresentazione della natività che accompagnava la Messa della notte; i canti; i presepi; lo scambio degli auguri e dei doni; le tradizioni locali
… Sono grato a Dio di avermi donato la possibilità di vivere un periodo così significativo e importante per la mia vita e per il mio ministero sacerdotale. Sono grato, per gli stessi motivi, alla comunità cittadina ed ecclesiale di questa Città.

Quest’anno il Natale, in qualche modo, è segnato dalle emergenze – sanitaria, economica, sociale, pastorale – che da diversi mesi rendono difficile, incerta, a volte dolorosa, la vita di tutti noi. Ma anche quest’anno è Natale, perché se il mondo, le nostre città, le nostre parrocchie, a motivo della pandemia, ci appaiono come case di un’umanità impoverita e afflitta, sappiamo che Gesù vi entra ugualmente, non mantiene il “distanziamento sociale”, non si tiene a distanza, e partecipa soffrendo con chi soffre, piangendo con chi piange (cf. Rm 12,15), indignandosi perché il male degli uomini lo turba profondamente (cf. Mt 26,36-39). Gesù non possiamo che pensarlo e sperimentarlo così: è il Figlio di Dio che si è fatto uomo, come noi e per noi, si è fatto nostro compagno di viaggio, una persona che ci considera suoi amici, ci vuole bene, ci ama, viene a stare tra noi, condivide la nostra esperienza.
È Natale! Apriamo il nostro cuore a Gesù, l’Emmanuele, il Dio con noi. Apriamo il nostro cuore turbato, smarrito, sofferente ma fiducioso nella sua presenza, reale e misteriosa, che si prende cura di noi. È questa la nostra forza, il motivo per andare avanti pur nelle mille difficoltà del momento, la nostra fede che ci rende consapevoli e convinti nel testimoniare che è Natale!
Nel bambino nato a Betlemme, l’Infinito si fa piccolo, l’Onnipotente si fa fragile. Questo figlio che ci è stato donato, ci rivela che Dio è amore, non è lontano ma vicino, anzi presente, non è indifferente, si prende cura di noi. Ecco la verità del Natale: siamo creature amate, destinatarie della cura di Dio. Una verità che, contemporaneamente, è anche responsabilità perché ognuno di noi deve sentirsi chiamato a prendersi cura degli altri, dei propri fratelli. L’altro è sempre mio fratello: quando è malato, quando è fragile, quando è povero, quando è emarginato, quando sbaglia! È Natale: Dio si prende cura di tutti, senza esclusioni. Anche noi sforziamoci di fare altrettanto: è Natale!
Nella sua ultima enciclica “Fratelli tutti”, Papa Francesco dedica un capitolo intero, il secondo, al commento della parabola del buon samaritano, in cui approfondisce il tema del prendersi cura del prossimo. Facendo riferimento alle vicende narrate nelle prime pagine della bibbia, richiama il primo omicidio della storia dell’umanità: l’uccisione da parte di Caino del fratello Abele. Quando Dio chiede a Caino dove fosse Abele, ecco la risposta: sono forse io il custode di mio fratello? Queste parole esprimono il pensiero, il cuore, l’atteggiamento di un essere umano quando perde la consapevolezza della verità che lo segna nel più profondo di sé! Siamo immagine e somiglianza di Dio, custodi di ogni fratello e del creato intero. Altrimenti chi saremmo? È questa la nostra identità! Se non ci prendiamo cura dell’altro, se non siamo custodi, non siamo!
Una bella immagine che ci richiama la logica del Natale del Signore, del mistero dell’Incarnazione alla quale ispirare la nostra vita, è quella che emerge dall’esperienza di un medico che ho potuto conoscere seguendo il servizio di un telegiornale durante la “prima ondata” della pandemia in corso. Se permettete, richiamo ciò che ho scritto a questo proposito sul testo degli Orientamenti Pastorali della mia Diocesi, Trani-Barletta-Bisceglie, per il prossimo triennio:
“Su “come” amare il prossimo in difficoltà, mi torna spesso alla memoria la modesta e luminosa testimonianza di quel medico impegnato in un reparto Covid il quale, accingendosi a iniziare il suo turno di lavoro, si trovava costretto a dedicare molto tempo alla sua preparazione con i corretti presidi di protezione, come mascherina, occhiali, copricapo, ecc.; essi via via avrebbero coperto il suo volto e non avrebbero più permesso di riconoscerlo, se non per il “nome” che il collega gli aveva scritto a mano sul petto. Non ho potuto fare a meno di pensare a quanto fosse importante operare per il bene degli altri piuttosto che “figurare” davanti agli altri, ostentare il prestigio della propria immagine. Ciò che conta è esserci e donarsi, rischiando la propria vita. Infatti, questo giovane medico affermava che il suo era un «combattere per la causa», ovvero la sconfitta del virus e l’aiuto offerto alle tante persone malate. Ribadiva continuamente che avrebbe combattuto «fino alla fine». I tratti di quel volto coperto, il carattere di quella persona, si sarebbero manifestati semplicemente negli atti del prendersi cura dei più fragili, bisognosi, malati, e questo, fino alla fine. Non si trattava di un gioco!”
Ascoltando la testimonianza di questo medico, ho pensato a Gesù che dona se stesso, fino alla fine, nella discrezione dell’incarnazione, senza risparmiare nulla per sé. È la stessa logica che dovrebbe animare la nostra vita: farci dono per gli altri; prenderci cura dei fratelli. Forse, quest’anno, avremo la possibilità di riprendere contatto con il Natale di Gesù andando oltre quelle abitudini che, essendo scaturite più dalle logiche del consumo che dal senso profondo di questa festa, hanno finito per essere una distrazione, a volte un vero e proprio ostacolo, che impedisce di cogliere il mistero dell’Incarnazione. Forse, quest’anno, possiamo dire con maggiore verità: è Natale, è Natale al tempo del Covid!
Auguri cari a tutti voi.

  • Leonardo D’Ascenzo
    Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie
    Titolare di Nazareth