ESSO CHISSI DEGLI COCCI. IL GRUPPO ARCHEOLOGICO DI ARTENA

Abbiamo ascoltato le parole di Patrizio Mele, presidente del Gruppo operativo ormai da oltre 40 anni

Questa volta viaggiamo nel tempo, torniamo al passato, a tanti secoli fa, addirittura millenni. Con gli amici del gruppo archeologico di Artena ripercorriamo la loro storia, che ci porta appunto a conoscere come era la nostra città, gli usi, le abitudini dei nostri progenitori, proprio grazie ai reperti venuti alla luce a seguito di quella che, nata per caso e quasi per gioco, è diventata una passione. Patrizio Mele, presidente del gruppo, ci ha fatto un racconto molto interessante e appassionato: passione e amore per il proprio paese, e voglia di conoscerlo sempre di più, ed è imprescindibile, se si vogliono approfondire le proprie origini, andare alla ricerca delle testimonianze del passato.Ho letto le informazioni sulla vostra pagina social curate da lei, presidente Patrizio Mele, quindi conosco in linea di massima la vostra storia, ma vorrei farvi qualche altra domanda per conoscervi meglio.
Quando e come è nata questa passione per gli scavi e l’archeologia, quale è stata la molla scatenante, la scintilla? Un libro, Un film e quali sono stati i primi reperti trovati?
“E’ nata per caso, con gli amici di scuola, amici comuni, nel settembre della metà degli anni ’70, eravamo andati a fare una passeggiata, una scampagnata per un picnic nella località Crepaddosso, in un terreno e lì ci imbattemmo in una struttura muraria, in pietra, alta circa due metri e tutto intorno c’erano colonne a rilievo, ci siamo fermati in questo terreno e , dopo un pò arrivò un signore col trattore , stava arando, e abbiamo visto che mentre passava il trattore uscivano fuori dei cocci, due di noi lo seguirono, e così in maniera fortuita trovammo una testina di caprone con una corona e un’anforetta praticamente intatta. Da lì è nato tutto”.
Immaginavate mai , quando avete cominciato, di portare alla luce tutto quel materiale?
“No, non lo immaginavamo mai, una volta trovati questi due primi reperti, e poi tantissimi altri abbiamo cominciato a parlarne tra noi , eravamo un gruppo di quaranta persone e abbiamo deciso di continuare questa ricerca, c’era qualcosa che ci accomunava, la storia, l’archeologia, già allora pensavamo ad un museo. Ma quando cominciammo a far vedere i reperti, i politici di allora, ma non solo i politici, ci prendevano un pò in giro, eravamo chiamati “Esso chigli degli cocci”, dicevano :ma che vi pensate di trovare? Ma noi siamo andati avanti, siamo stati anche critici verso le varie amministrazioni, pubblicavamo ogni domenica nelle bacheche quello che secondo noi mancava ad Artena”.
Gli artenesi si rendevano conto del patrimonio potenziale della Civita o per alcuni erano solo quattro sassi?
“No, non lo consideravano più di tanto, c’era prima di noi un altro gruppo con la nostra stessa passione, 4 o 5, alcuni poi si sono uniti a noi, fecero una piccola mostra coi reperti che avevano trovato, in quell’occasione intervenne anche l’onorevole Giulio Andreotti, noi abbiamo proseguito ma ancora nessuno ci prendeva sul serio , per molti i reperti erano solo cocci”
Riprenderanno le campagne di scavi?
“Le campagne di scavi dovrebbero continuare,gli altri anni tramite la Temple University, il professor Jan Gadeyne, portava dei ragazzi a proseguire gli scavi nella Villa Romana, ma per questo anno dovrebbe essere solo lavoro di mantenimento e di studio”.
Oltre voi del gruppo storico ci sono giovani che vorrebbero seguire il vostro esempio?
“Negli anni si sono aggiunte molte persone, fino ad arrivare a quaranta, ora siamo venti, ma c’è stato un cambio, nel senso che noi eravamo ragazzi semplici, nessuno aveva seguito studi specifici, animati solo dalla nostra passione, per fortuna come ti dicevo c’è stato un cambio, infatti si sono avvicinati a noi ragazzi che hanno intrapreso gli studi di archeologia e restauro, ma le persone del gruppo storico ci sono ancora”.
Avete avuto nel tempo contributi da parte di associazioni, enti, dal comune , o da istituzioni o vi autotassate?
“Si nel corso degli anni abbiamo avuto contributi, dall’amministrazione, dalla provincia , dalla Regione, sempre attraverso canali ufficiali ma negli ultimi tempi la cosa è andata scemando, molti finanziamenti non ci sono piu’, noi già ci autofinanziamo con una quota mensile, e abbiamo aiuti da persone sensibili al tema dell’archeologia che ci sponsorizzano, e poi abbiamo istituito una lotteria, ” UN REPERTO DA SALVARE” e col ricavato della vendita dei biglietti possiamo continuare le nostre attività, e una parte del ricavato è destinata al restauro dei reperti del museo”
Dove è la vostra sede?
“La nostra sede è al di sotto del Museo Archeologico, noi siamo sempre presenti il sabato e la domenica, e il pomeriggio sempre. Chiunque fosse interessato può venire a trovarci”.
Quanto conta in questa passione del vostro gruppo l’amore per Artena e la sua storia, che importanza ha avuto?, io penso sia stata una delle molle principali.
“L’amore per il nostro paese ha avuto la sua valenza, ed è proprio quello che ci ha portato negli anni ad insistere fino ad avere il museo , naturalmente non è stato solo col nostro impegno e la nostra insistenza, ma grazie ad un contributo che l’amministrazione ha avuto della provincia , e col quale ha acquisito il Granaio Borghese. Anche il museo ha avuto delle vicissitudini. . . cambi di sedi, di nome, peripezie, aperture, chiusure, finalmente qualche anno fa con l’attuale amministrazione è stato allestito al Granaio ed è stata ufficializzata la convenzione col Gruppo Archeologico, dando un riconoscimento alla nostra associazione, che si era prodigata per la sua apertura . Ci fu dato un rimborso simbolico, rinnovato per cinque anni, ma questo anno a parametro zero, non essendo possibili finanziamenti”.
Avete svolto anche altre attività in questi anni?
“Tra le nostre attività possiamo annoverare mostre, convegni, abbiamo fatto anche l’iscrizione al registro regionale, e poi conferenze, presentazione di libri. Abbiamo svolto un grosso lavoro con le scuole, proponendo un discorso archeologico, i ragazzi dovevano realizzare un componimento, e un lavoro pratico, che poteva essere un plastico, o un disegno. I vincitori per le classi elementari partecipavano ad una visita agli scavi di Ostia Antica, quelli delle medie alla Foresta Fossile in Umbria. Il primo luglio invece presso il Granaio si è tenuta una conferenza, probabilmente la prima in assoluto, per illustrare il fatto che la Via Appia è stata inserita dall’Unesco fra i siti patrimonio dell’umanità. Speriamo di essere i primi a presentare in via ufficiale questa candidatura”.
Quale potrebbe essere in sintesi la vostra finalità?
“Promuovere la cultura ad Artena, perche i giovani capiscano l’importanza di questa realtà artenese , e del nostro paese non si parli solo in occasione di episodi incresciosi, e brutte notizie”.
Quale è il ritrovamento che vi ha piu’ emozionato?
“Sicuramente trovare delle monete, e un anellino, d’oro, è stato emozionante. Come emozionante è stato il ritrovamento raccontatomi da un ragazzo (poi entrato nel nostro gruppo), e che aveva la stessa nostra passione, anni prima era nelle Catacombe di S. Ilario e disse:guardate, ho trovato un osso di pesca, rigirandolo invece scoprì che era una lucerna , che attualmente è nel nostro museo. Emozionante anche trovare svariati cocci e da quelli assemblare un vaso.
Praticamente un puzzle, immagino la soddisfazione ! Ho letto di una polemica su alcuni reperti sparsi in altri musei. Avete speranza prima o poi di rientrarne in possesso?
“Si la polemica è reale, dopo che trovammo i primi reperti, li costudivamo un pò qui un pò là, nelle nostre case. Poi conoscemmo dei ragazzi del G. A. di Colleferro , il responsabile ci disse di portarli a loro , dato che non avevamo una nostra sede, prendendo l’impegno di restituirli, ma sono ancora là, altri reperti sono a Nemi, al Vaticano, a Velletri, speriamo un giorno di poterne tornare in possesso”.
Ce lo auguriamo tutti, Artena merita un Signor Museo, anche per premiare il vostro lavoro e legare ancor di più la nostra gente al suo passato, alle sue origini, alla sua storia. Grazie ancora per il tempo che mi avete dedicato, è stata una chiacchierata molto interessante. . e invito tutti a visitare il Museo.
In bocca al lupo per tutto, e concludo con una battuta:”DA ESSO CHIGLI DEGLI COCCI A GLI INDIANA JONES DI ARTENA”.

AMBRA CIPRIANI