L’ARIA CHE TIRA. UN NUOVO STABILIMENTO

Dopo la querelle sul Biometano, non ancora conclusa, si affaccia sul nostro territorio qualcosa di
ancora più grosso

Dopo l’annosa vicenda della centrale biometano, ad Artena sembra affacciarsi qualcosa di più preoccupante. Sul portale della Regione Lazio è stato pubblicato un documento dal quale si evince che la Società FASSA S.r.l. ha presentato istanza di Valutazione di Impatto Ambientale circa l’ampliamento dell’impianto, con l’introduzione di due forni destinati alla produzione di ossido di calce (in zolle) e di un impianto di produzione di idrato di calcio.
Il progetto riguarda principalmente la realizzazione di due forni di calcinazione da 200 tonnellate al giorno ciascuno, che non sostituiscono gli impianti presenti ma vanno ad aggiungersi a ciò che esiste.
Come riportato nel documento, rispetto alla situazione attuale, si avrà un netto incremento nel quantitativo di calcare ricevuto, dovuto al fatto che lo stesso verrà utilizzato non solo per le linee di produzione esistenti, ma anche per l’alimentazione dei forni.
L’iter di approvazione è oramai in stato avanzato e sono già pervenute note, comunicazioni e pareri delle amministrazioni ed uffici interessati ed è stata convocata la conferenza di servizi.
Notevoli dovrebbero essere le preoccupazioni dal punto di vista ambientale e a livello di gente comune.
Vengono facilmente alla mente le seguenti considerazioni, sperando che i tecnici e gli addetti ai controlli le abbiano valutate con estrema attenzione:
● Sull’atmosfera si avrebbe un peggioramento della qualità dell’aria dovuto all’incremento della quantità di biossido di azoto prodotto sia dall’impianto sia dal trasporto su strada.
Da documenti ufficiali risulta che Arpa abbia richiesto nuovi dati, ma non si sa per quale ragione essi non siano stati inseriti nella documentazione del progetto che ha avuto comunque l’ok dalla Regione.
● Sullo smaltimento delle acque, da monitorare h24, tenendo presente che un possibile
inquinamento delle falde acquifere potrebbe causare danni irreversibili su tutta l’area del Monumento Naturale Lago di Giulianello, distante circa 2 km in linea d’aria dall’impianto;
● L’utilizzo del suolo di tale ampliamento prevede l’occupazione di uno spazio agricolo che è riportato nel Piano Paesaggistico Territoriale Regionale come campagna identitaria e per questa ragione non dovrebbero essere permesse costruzioni;
● Lo smaltimento dei rifiuti dei forni (sembrerebbe peraltro, leggendo i documenti ufficiali, che siano predisposti per bruciare di tutto): graverà in termini economici sui contribuenti artenesi?
● Sull’incremento del traffico e le problematiche relative ai trasporti: ciò che preoccupa è che il trasporto di materie prime e prodotti da e verso lo Stabilimento Fassa di Artena avverrà esclusivamente su gomma (in un territorio, quello della Via Giulianello già messo a dura prova dal passaggio quotidiano di mezzi pesanti in un contesto di viabilità pressoché precario).
I prodotti finiti, ossido di calce in zolle, calce idrata sfusa ed in sacco saranno diretti principalmente verso i caselli autostradali di Valmontone e Colleferro. L’aumento del traffico dovuto alla realizzazione della nuova linea di produzione se sarà a carico delle infrastrutture stradali esistenti porterà sicuramente alla congestione del traffico locale. Quindi auspichiamo ed immaginiamo che sia già programmato un intervento dell’Amministrazione per una soluzione di infrastrutture idonea alla risoluzione del problema.
In conclusione, però l’aspetto più preoccupante rimane la mancata ottemperanza a quanto richiesto dall’Arpa nel rispetto delle norme della salute pubblica.

GABRIELE NOTARFONSO