QUALE FASSA CI RISERVERA’ IL FUTURO?

Contro l’ampliamento dello stabilimento Fassa si è costituito un comitato dei cittadini. Nel frattempo, Il Comune di Cori, pressato dal comitato, ha presentato ricorso amministrativo contro l’autorizzazione regionale all’ampliamento. Secondo il Comitato, la vicenda dell’ampliamento non risulta essere così lineare né tanto meno ordinaria come la si vorrebbe far passare. Ne vale la difesa dell’ambiente e la salute dei cittadini della zona

Lo scorso mese di agosto, alcuni cittadini di Artena, di Giulianello-Cori hanno dato vita al “Comitato unito per la salvaguardia dell’ambiente e della salute”. Dopo la sua costituzione, molti altri cittadini hanno chiesto di aderire al comitato e di partecipare attivamente alle sue iniziative.
Scopo del comitato è quello di promuovere la cultura dell’ambiente, del territorio, del paesaggio e, dunque, della salute pubblica. Ma anche quello di opporsi alla proposta progettuale presentata dalla società Fassa e relativa all’ampliamento del suo stabilimento sito in località “La Pescara” nel territorio di Artena. Ampliamento che nelle intenzioni della società proponente prevede l’introduzione di un processo “a caldo” di produzione di prodotti del cemento con l’installazione di un forno di calcinazione a ciclo continuo da alimentare principalmente con l’utilizzo di rifiuti di legno per la produzione di 400 t/g di ossido di calce (in zolle), nonché l’installazione di un impianto di produzione di idrato di calcio da alimentare con parte dell’ossido stesso. Alla fine della fiera e se l’opera sarà effettivamente realizzata, ci sarà uno stabilimento completamente diverso da quello attuale.
A parere del comitato, il progetto, nonostante abbia ottenuto l’autorizzazione unica regionale in materia ambientale, suscita molte perplessità e altrettante preoccupazioni. Qualcosa sembrerebbe non quadrare nella procedura autorizzativa.
Ne è convinta, addirittura, l’ARPA Lazio che ha evidenziato, nel parere emesso in sede di conferenza di servizi, che gli studi e le analisi prodotti, a corredo del progetto, dalla società Fassa in relazione agli effetti della produzione proposta sull’ambiente e, conseguentemente, sulla salute pubblica, risultano incongruenti e insufficienti. In buona sostanza, l’ARPA Lazio ha fatto presente alla società Fassa che non solamente la stessa ha utilizzato una strumentazione di misurazione degli inquinanti atmosferici non adeguata rispetto ai valori e alle quantità delle produzioni, ma non ha tenuto nemmeno conto, come avrebbe dovuto, di un ambito territoriale più vasto rispetto a quello preso in considerazione per valutare gli effetti negativi. Alle due obiezioni la società Fassa ha fatto spallucce. Altrettanto ha fatto la direzione regionale ambiente, che non ha esitato né mostrato dubbi nel rilasciare il provvedimento autorizzatorio per l’ampliamento dello stabilimento. Meno che mai ha sollevato il sopracciglio il Comune di Artena che, infatti, non ha avuto tentennamenti.
Grazie alle iniziative assunte dal comitato dei cittadini, dubbi e perplessità sono venuti al comune di Cori, che avverso l’atto regionale ha finalmente presentato ricorso amministrativo al TAR Lazio, chiedendo, in prima battuta, la sospensione del provvedimento della Regione e, immediatamente dopo, il suo annullamento.
Nel ricorso presentato, si rimprovera il fatto che nella procedura di adozione dell’atto amministrativo siano state commesse palesi violazioni delle normative nazionali ed europee sia in materia urbanistica che ambientale. Soprattutto alla luce del fatto che lo stabilimento, di cui è stato chiesto l’ampliamento, è inserito a ridosso di un’area particolarmente fragile dal punto di vista ambientale e paesaggistico. A poco più 2 Km in linea d’aria si trova il monumento naturale del lago di Giulianello e intorno ad esso il sistema montuoso dei Lepini, classificato quale zona di protezione speciale. Senza dimenticare che in quell’area sorgono, vocata alla produzione agro-pastorale, importanti aziende del settore, che potrebbero subire danni irreparabili fino alla loro chiusura.
Inoltre, si fa notare che la società Fassa avrebbe dovuto richiedere un nuovo permesso di costruire, essendo scaduto, per lo spirare dalla sua validità prevista dalla norma, quello in suo possesso. Aspetto, quest’ultimo, particolarmente delicato e se la situazione fosse così come la rappresenta il comune di Cori, l’intera impalcatura crollerebbe, per aprire nuovi scenari e responsabilità.
Insomma, vengono tirate in ballo delle questioni dirimenti rispetto alle quali il tribunale amministrativo regionale sarà chiamato a pronunciarsi a breve. Tutta la vicenda, dunque, non risulta essere così lineare né tanto meno ordinaria come la si vorrebbe far passare. Ai giudici amministrativi spetta ora sciogliere i nodi e fare finalmente chiarezza. Ne vale la difesa dell’ambiente e, soprattutto, la salute dei cittadini.
In tutta questa vicenda, il comitato cittadino sta ponendo all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni una questione vera, che merita, per le sue implicazioni, un supplemento di riflessione e oculatezza anche rispetto all’inquinamento atmosferico dovuto all’incremento del traffico veicolare di mezzi pesanti da e verso lo stabilimento. D’altronde, il tema dell’ambiente è di estrema attualità e non può in nessun caso essere liquidato come una semplice pratica amministrativa.
In buona sostanza, le vicende legate allo stabilimento di Fassa avrebbero dovuto trovare la necessaria attenzione da parte delle istituzioni e dei politici chiamati a decidere e governare con sapienza e buon senso le dinamiche socio-economiche dei territori. Capita, invece, di assistere al solito teatrino fatto di scaricabarile e rimpallo di responsabilità. Sarà, questo, frutto di distrazione e superficialità?
Al momento, non è dato sapere come evolverà l’intera vicenda né quale esito avrà il ricorso pendente davanti al giudice amministrativo. L’impressione attuale è che alcuni enti coinvolti in questa vicenda, e tirati in ballo, avrebbero dovuto mostrare maggiore responsabilità verso la nostra comunità e il nostro territorio. Non è successo e si spera che possa succedere, senza dover attendere l’intervento, magari a gamba tesa, della magistratura.