CENTO ANNI FA NASCEVA PADRE VIRGILIO

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IL 25 LUGLIO 1920, NASCEVA A CERVARA DI ROMA VIRGINIO ARCANGELI CONOSCIUTO AD ARTENA COME PADRE VIRGILIO

Il 25 luglio 1920, conto anni fa esatti, nasceva a Cervara di Roma, un piccolissimo centro montagnoso della provincia romana, padre Virginio Arcangeli, che ad Artena fu conosciuto come Padre Virgilio.

Quelli della mia generazione, e quelli nati prima di me, si ricorderanno di questa figura autorevole nel portamento e nel modo di parlare, che per ben dodici anni è stato parroco di Santa Maria di Gesù.

Fin da bambino, Padre Virgilio, mostrò l’indole del suo animo, e mentre i suoi coetanei passavo tutti i pomeriggi a correre e giocare sui sentieri ripidi e scoscesi dei monti che circondano il paese. Padre Virgilio restava nella chiesa ad aiutare il parroco. A 17 anni si era già fatto religioso di San Francesco, e, nel 1946, a guerra finita, era stato consacrato sacerdote.

Subito dopo l’ordinazione sacerdotale fu trasferito alla parrocchia del Sacro Cuore di Nettuno, dove restò per sei anni da vice parroco. Nel 1952 fu trasferito a San Leonardo di Acilia, dove fu ancora vice parroco fino al 1960. Il primo incarico da parroco arrivò a quarant’anni, quando il Vescovo diocesano lo volle a condurre la parrocchia del Convento di Artena, che era, a quel tempo, anche uno dei più importanti collegi serafici della provincia romana dei frati minori.

Restò ad Artena dal 1960 al 28 ottobre 1972, giorno della sua morte, arrivata prematuramente per una gravissima malattia.

Nei dodici anni di suo parrocato ad Artena, divenne subito un tassello importante per l’intera comunità e non solamente della sua parrocchia. Era un uomo molto vicino agli adolescenti, ai giovani, ai ragazzi, a cui amava dire: “L’ambiente che vi circonda l’aria stessa che respirate, tanto spesso vi presentano la vita in falsa luce”, avvertendo che la vita non era (non è) quella che presentava il cinema, la televisione, i giornali, i romanzi, la politica, e cioè “nient’altro che stomaco e sesso, niente altro che carriera da scalare, niente altro che molto denaro da guadagnare. Così sarebbe una cosa meschina e non degna di essere vissuta”.

Per Padre Virgilio la vita era un dono del Signore, con le sue croci, i suoi dolori e le sue gioie: un passaggio propedeutico alla conquista della felicità vera.

Di lui, oltre alle sue omelie, restano ben impresse, e noi che all’epoca eravamo bambini, i suoi mugugni, i suoi rimproveri e le sue minacce, finte evidentemente, di bacchettarci con il cordone bianco del suo saio. Oggi, a cento anni dalla sua nascita, è stato bello ricordarlo e farlo conoscere, seppur brevemente anche a chi non lo ha mai conosciuto.