CENTRO STORICO. LE VIE DEL…SIGNORE SONO (IN)FINITE

Un angolo incantevole del Centro Storico - Via Crognaleto)

DUE ARTICOLI SULLA NUOVA PAVIMENTAZIONE DI VIA CAVOUR. IL PRIMO DI AUGUSTO IANNARELLI, L’ALTRO DI AMBRA CIPRIANI, CHE HANNO RACCOLTO NEL NUMERO PRECEDENTE I PARERI DI CITTADINI ED ESPERTI

La nuova pavimentazione di alcune strade del centro storico di Artena, ha permesso un dibattito tra gli abitanti con molti pareri positivi e altrettanti negativi. Chi vede in questa pavimentazione un nuovo assetto delle vie interne del paese, che le rende più transitabili e senza buche, e chi, invece, non vede di buon gusto questo nuovo materiale utilizzato, perché i nuovi sampietrini e i cigli di travertino non sono appropriati ad un vecchio centro storico, e avrebbero visto meglio l’utilizzo della pietra calcarea locale.
Ideale sarebbe stato rifare questa pavimentazione, consistente in piccoli selci calcarei che il tempo avrebbe levigato, e le gradinate fatte anch’esse con piccoli cigli di pietra calcarea, com’era in precedenza.
Ma non è la prima volta che nel centro storico viene rifatta la pavimentazione.
Il paese, aggrappato sul costone calcareo del monte Padreacquaro, ha strade ripide che si inerpicano strette e contorte fatte tutte a gradinate, più o meno alte, che dalla piazza della Vittoria arrivano fin sopra a Fordeporta e alla Rocchetta, percorrendo in lungo e in largo tutto il paese, passando sotto abitazioni, arcate e stretti passaggi tra le case. Originariamente, non c’era una vera e propria pavimentazione, si camminava sulla roccia viva che affiorava tra le case, erano strade e viuzze scomode, senza scalini, che, come sentieri, erano percorse dagli abitanti passando tra le case del paese per raggiungere le loro abitazioni.
La prima sistemazione a queste strade del paese di Artena, fu fatta fare dal sindaco Domenico Bucci (il sindaco contadino) durante la sua amministrazione del comune che, dal 1888 guidò per 12 anni.
Appena nominato sindaco questo fu il suo primo lavoro, e le strade, da quelle principali a quelle più piccole e secondarie che portavano ai vicoli, tutte furono pavimentate, utilizzando pietra calcarea. Bucci teneva tanto al decoro del paese e voleva che le strade si tenessero pulite, e oltre agli addetti che per questo vigilavano, era lui stesso che girava per le strade del paese per controllare e rimproverare i trasgressori e punirli anche con multe. Gli anni passarono e venne la guerra, e con essa, il centro storico subì enormi danni bellici e alcune zone dell’abitato furono completamente cancellate dai massicci bombardamenti (si vedono ancora questi squarci aperti tra le case del paese). Dopo la guerra le strade rimasero per molti anni ingombrate dalle macerie delle case crollate, piene di buche e sporcizia varia. Solo dopo qualche anno si cominciò a sistemare qualche tratto di selciato nel centro storico. Fu allora, agli inizi degli anni 50, che venne l’idea (assurda) agli amministratori di togliere i gradini dalle strade principali e spianarle, in modo che vi potessero transitare le automobili. Cosi vennero tolte le gradinate a via Maggiore, via principe Amedeo e via Cavour. L’idea fu un vero fallimento, con la forte pendenza e senza gradini molte persone scivolavano e cadevano, e poi, alcune curve, troppo strette e ripide non permettevano il passaggio delle auto, e cosi, si rinunciò al progetto, e fu un bene. Dopo il 1956, con la nuova amministrazione comunale, queste strade furono ricostruite, ma ormai non c’erano più “i sergi” buttati via, ed allora le nuove gradinate furono rifatte con cigli di travertino e al posto dei “sergi” furono messe colate di cemento. Ed anche questo fu uno sbaglio, non consono a come doveva essere una strada di un centro antico. Oggi questi nuovi lavori, (che in realtà sono già iniziati più di qualche anno fa) stanno ricostruendo queste gradinate, ma con quale materiale? Certo, a prima vista i lavori sembrano fatti bene, le strade sono piane senza buche, ma a mio parere, non sarebbe stato più opportuno usare materiale locale, come erano stati fatti prima utilizzando il calcare sia per “i sergi” che per i cigli, invece del travertino e i cubetti di sampietrino bianchi?

AUGUSTO IANNARELLI

Nel numero precedente di “ALTRA ARTENA” abbiamo dato voce ai nostri concittadini, alle persone comuni e agli esperti del ramo per sentire i loro pareri sui lavori di ripavimentazione eseguiti in alcune vie importanti del centro storico.
Tutto era iniziato dopo la pubblicazione, sui social, delle foto di alcune vie in cui si vedevano i nuovi cigli messi a sostituzione dei vecchi, e ci si chiedeva se fossero del tipo e del materiale adatto.Quindi il processo aveva come primi ed unici imputati i “cigli”, ma ben presto l’attenzione si è spostata sui “sergi”, assurti ad onor di cronaca, in primissimo piano, sembrando nel loro caso ancora più evidente il dismorfismo, la difformità rispetto agli originali.
Ed ecco che i cigli in questo “processo” sono stati relegati ad un ruolo secondario, marginale, come correi o coimputati, tanto è vero che non se ne è più parlato. I cittadini, soprattutto le donne di Artena, dalla mia piccola inchiesta sembra abbiano generalmente espresso parere favorevole alla nuova pavimentazione: dai loro commenti era evidente in primissimo piano il riferimento alla sicurezza, infatti i lavori di cementificazione eseguiti anni addietro, oltre ad un impatto estetico negativo avevano a lungo andare provocato una dislocazione del vecchio selciato, con buche, dislivelli, trappole vere e proprie che sono state la causa di cadute e scivoloni per quasi tutte le signore intervistate, soddisfatte quindi della sistemazione antinfortunistica ed antitraumatica: chi abita su in paese deve percorrere quelle vie con pioggia, gelo, neve, spesso con borse della spesa. Ma anche alcune di loro hanno manifestato un certo disappunto per il fatto che non siano stati usati o quantomeno, ove possibile, recuperati i veri e propri “sergi”.
All’occhio, più attento ai particolari tecnici, dei ragazzi e degli uomini invece non è sfuggito il fatto che prima di iniziare i lavori non siano stati presi accordi con Tim o Acea per procedere contemporaneamente e contestualmente alla sostituzione delle tubature delle fogne, e predisporre il corrugato per la fibra ottica, e anche da parte loro era evidente il disappunto per la posa di questi nuovi “sergi” un pò troppo diversi dagli originali,e che forse non hanno quell’aria di vissuto. A questo proposito ricordo che parlando in un altro articolo del centro storico, lo avevo definito il cuore pulsante di Artena, i cui battiti riecheggiano su pietre, sassi…Purtroppo per ora non arriva ancora l’eco dei passi, che parlano delle vite, degli amori, delle gioie di cui erano intrisi i vecchi selci. Diamo tempo al tempo,anche questi invecchieranno, e racconteranno storie di vita a chi sa e vuole ascoltare.
Fin qui il parere dei non addetti ai lavori, per cui direi che ora è opportuno sentire le opinioni degli esperti. Interessante quanto afferma l’architetto Giampiero Lucarelli,direttore del Piano di Recupero del centro storico di Artena,che fà notare come “…alcuni interventi non siano in linea con quanto previsto dal Piano di Recupero del Centro Storico,da quelli privati a quelli pubblici…in special modo in alcune pavimentazioni stradali”.
Stefano Serafini,direttore della Società di Biourbanismo, afferma invece che si tratta di “…discutibile trasformazione con materiali impropri…come una parziale plastica facciale…in spregio alle normative del comune e della regione.La deambulazione e l’aspetto sono migliorati,ma non c’è miglioramento dei sottoservizi…L’opera emerge per buona intenzione nell’inerzia generale del governo della città…”
Bene, questo è quanto riguardo ai “sergi”: pareri discordi e contrastanti. Difficile dire cosa sia meglio, se siano state seguite le procedure e le normative, se si poteva fare in altro modo, cosa ancora si può fare o cosa non andava fatto, posso solo concludere ripetendo che per me,artenese a metà e assolutamente digiuna di dialetto, fino a qualche mese fa “SERGIO” era solo un nome proprio maschile di persona. Adesso ne so molto di più a conferma del detto che c’è sempre qualcosa da imparare. Anche dai “sergi”!

AMBRA CIPRIANI