“OGNI CANZONE CHE SCRIVO E’ PER DAR VOCE AI MIEI PENSIERI”

NICCOLO’ PECORARI IN ARTE NIKKAS, UN NOSTRO RAPPER: “SPERO CHE ATTRAVERSO I MIEI TESTI GLI ASCOLTATORI POSSANO TROVARE SPUNTI DI RIFLESSIONE INTERESSANTI. LA MIA ESPERIENZA FRANCESE E’ STATA FONDAMENTALE PER IL MIO PERCORSO ARTISTICO. E’ IN QUEI GIORNI A MULHOUSE CHE HO SCOPERTO L’ATTITUDINE ALL’HIP HOP. SCRIVERE MUSICA E TESTI E’ STATO TERAPEUTICO, SE NON LO AVESSI FATTO NON SAREBBE EMERSO TANTO FACILMENTE NE’ IL MIO CARATTERE NE’ LA MIA PERSONALITA’”

Niccolò Pecorari in arte Nikkas, è un rapper emergente, nostro concittadino, che con i suoi successi sta raggiungendo un pubblico sempre più ampio. Scrive testi sia in italiano che in inglese per trasmettere ai suoi fan punti di riflessione attraverso i suoi pensieri e le sue idee. Nato il 21 giugno 2000 e cresciuto ad Artena ha frequentato il liceo linguistico di Velletri. Lo abbiamo incontrato virtualmente per farci raccontare di più di lui edella sua carriera musicale.
Perchè hai iniziato a fare rap e quali sono state le esperienze più significative che ti hanno avvicinato a questo mondo?
“Ho iniziato a fare rap all’età di 16 anni – esordisce Nikkas – dopo essere stato lasciato da una ragazza. Non avevo mai preso in considerazione l’idea di scrivere prima di quel momento, non ne sentivo il bisogno. Poi quel momento arrivato e nel pieno della rabbia ho scritto le mie prime rime. Quello fu un periodo strano anche per alcun problemi familiari. Posso affermare con estrema certezza che se non avessi mai iniziato a scrivere il mio carattere e la mia personalità non sarebbero mai emersi tanto facilmente. Quindi scrivere è stato piuttosto terapeutico. Fra le esperienze più importanti ci sono i viaggi che hanno ampliato notevolmente il mio bagaglio culturale. In particolar modo lo scambio interculturale con il Liceo Lavoisier di Mulhouse, in Francia che mi ha permesso di conoscere e di vivere un ambiente culturale molto diverso da quello abituale. Ho vissuto con una famiglia locale, con diverse abitudini, in uno stato diverso ed è stata un’occasione per evadere dalla mia quotidianità e viverne un’altra. In quei giorni ho avuto modo di conoscere la scena musicale francese, fino a quel momento a me sconosciuta. Devo gran parte della mia attitudine all’hip hop francese che, a mio parere, in Europa non ha eguali. Diverso è anche come il pubblico recepisce i brani e questo non ha fatto altro che motivarmi nel proseguire nel mio percorso di crescita musicale”.
Come la musica ha influito sulla tua vita, ti senti diverso da quando hai iniziato questo percorso?
“La musica non è mai mancata. Ho iniziato a fare il deejay ad 11 anni e prima di allora passavo interi pomeriggi ad ascoltare i dischi di Michael Jackson. Sicuramente ha svolto e continua a svolgere un ruolo fondamentale. Se non avessi cominciato a fare musica non sarei la persona che sono oggi. Quindi sì, mi ha cambiato. Quanto e come mi abbia cambiato potremmo capirlo, ovviamente solo con il passare degli anni”.
Quali sono i temi a cui ti senti più legato?
“La filosofia, a cui sono molto legato grazie alla mia professoressa del liceo; il mistero; la storia e l’occulto sono temi ricorrenti nei miei brani. Perlomeno lo erano, considerando che il mio LP “Pensieri di una qualsiasi notte insonne” uscito ad Aprile 2019, iniziai a scriverlo nel 2017. Come si usa dire “la musica è cambiata” e ovviamente anch’io. Mentre precedentemente quelle tematiche occupavano il centro dei miei brani, oggi mi concentro molto di più sull’analisi dell’attualità e, se necessari, inserisco riferimenti storici e citazioni di filosofi in qualche modo collegati al punto di analisi. Mi considero un grande fan della filosofia moderna e della storia contemporanea e credo fermamente che la maggior parte dell’attualità che viviamo sia strettamente connessa alla storia passata, così come il nostro modo di pensare e vedere determinate situazioni. Spero che attraverso i miei testi gli ascoltatori possano trovare spunti di riflessione interessanti”.
Quali sono le difficoltà che hai trovato come artista e nel processo di produzione?
“Di sicuro gestire il carico di idee nel momento di scrittura e produzione musicale. Scegliere le giuste parole o gli elementi adatti per un arrangiamento è sempre difficile quando hai mille idee in testa. Forse questa è la vera difficoltà poiché le altre, come l’ansia da palcoscenico, riesco a controllarli con tranquillità. Sono sempre stato un fan dell’autoproduzione. Credo che mettere in pratica le proprie idee riguardo musica e testo sia un lavoro fondamentale per un musicista. Prendendo in considerazione il mio primo album, i testi dei brani sono stati il punto di partenza. Una volta finito il testo ho prodotto la strumentale facendo sì che ciò scritto coincidesse a livello emozionale con le sonorità scelte e arrangiate. Essendo un perfezionista potrei passare ore intere su una singola frase o una singola parola di norma non esiste un tempo prestabilito per finire una registrazione e finita la sessione mi ritrovo sempre stanco ma soddisfatto. Non essendo un esperto di marketing, ho fatto molti errori in passato riguardo la promozione. Tornando al discorso sulla produzione, da qualche tempo a questa parte ho abbandonato la mia attività solista per iniziare un progetto musicale totalmente diverso da quello intrapreso inizialmente in cui stiamo viaggiando su una lunghezza d’onda più “potente” della precedente. Quello che posso dire nel mio piccolo è che non bisogna aver paura di intraprendere una carriera musicale se l’intenzione è quella di dar voce ai propri pensieri”.

Eleonora Vendetta