RICONOSCERE L’ALTRO COME IL TUO PROSSIMO

La tragedia di Willy, la cui prima udienza processuale è fissata per il 10 giugno alla Corte di Assise di Frosinone, deve essere la stura per comprendere e cercare risposte del perchè di tanta ferocia e cattiveria da parte del branco. Parlarne è importante perchè più la si affronta verbalmente e meglio la si gestisce sul piano emotivo

La morte del giovane Willy che ha cercato di intervenire in una rissa violenta, sentendo il bisogno di proteggere e difendere un suo amico, che davanti ai suoi occhi stava subendo un’aggressione. Questa vicenda violenta va spiegata e raccontata senza timori, gli va data una forma e un significato preciso per evitare di desiderarla e tantomeno subirla. Deve essere un pretesto per capire e cercare risposte del perché tutta quella ferocia e cattiveria da parte del branco. “Tu, ti sei mai sentito con tutta quella rabbia addosso? Cosa avresti fatto se…?” Farsi delle domande è sempre un gesto importante per cercare di capire ma soprattutto per permettere agli adolescenti di immedesimarsi, deve essere un invito a farsi un’idea, un’immagine più concreta della violenza che circola e che talvolta esplode in modo incontenibile sia individualmente che in branco. Parlarne è importante perché più la si affronta sul piano verbale e comunicativo e meglio la si gestisce sul piano emotivo, ma più se ne parla e più si avranno a disposizione gli strumenti utili per crescere degli uomini e delle donne migliori che non hanno bisogno di ricorrere a certi gesti disumani per trovare la loro grandezza. La violenza si applica a diverse circostanze. La sua etimologia deriva da “violare”, ovvero infrangere i limiti. Per violenza si intente un’azione, fisica o verbale con la quale si annulla l’altro, o distruggere una parte di lui, della sua volontà. Nella violenza il desiderio di far scomparire l’altro, di escluderlo, di ridurlo al silenzio diventa più forte e prioritario rispetto al desiderio di dialogo, di confronto e di conflitto. La violenza non è aggressività. L’aggressività, se non distruttiva, ha un significato costruttivo per la personalità, l’affermazione di Sé, permette di confrontarsi con l’altro senza esserne sopraffatti. Il termine aggressività viene dal latino “aggredi”, quindi progredire, andare verso, e non contro, come nel caso della violenza. La violenza non è la forza. La violenza non è conflitto, il conflitto fa parte della vita e della relazione, può essere fattore di cambiamento positivo; nel conflitto c’è simmetria tra le parti. La violenza fisica è quella più facilmente identificabile, in quanto visibile a occhio nudo, lascia i segni sul corpo. Si invoca la disciplina e l’educazione per fronteggiare la violenza fisica. La violenza, l’odio, la sopraffazione, la distruzione dell’altro: … non sono patologie, ma è come ombra oscura presente nel profondo del nostro io che bisogna scoprire e con cui fare i conti: “Il crimine non è la regressione dell’uomo all’animale, ma esprime una tendenza propriamente umana e l’umanizzazione non consiste nel cancellare la violenza, ma nel saper rinunciare a essa in nome del riconoscimento dell’Altro come prossimo… (M. Recalcati). La violenza psicologica e verbale, l’umiliazione, l’intimidazione, l’isolamento, le minacce, è la violenza più difficile da identificare e da definire in quanto non lascia delle tracce visibili.
Negli adolescenti è sicuramente la forma di violenza più diffusa. Essa si manifesta attraverso la svalutazione dei comportamenti, dei pensieri, delle credenze e degli atteggiamenti dell’altro, al fine di modificarli e di indurre l’altro a comportarsi secondo i propri desideri e credenze.
L’obiettivo è in realtà quello della dominazione e del controllo. Sono forme di dominazione l’impedire di frequentare amici, di vestirsi o di truccarsi in un certo modo, dare degli ordini, controllare i movimenti di una persona o le sue comunicazioni e i suoi contatti. Sono forme di manipolazione il colpevolizzare qualcuno di qualcosa di cui non è responsabile, il ricattarlo.
Gli insulti, molto diffusi, rappresentano una forma di violenza verbale che ha come obiettivo quello di umiliare, di attaccare la dignità, di provocare la collera. Queste azioni verbali esprimono disprezzo, il non rispetto dell’altro, la sua svalutazione, chi insulta esprime la propria collera, se ne libera e dimostra di non saper creare e stare in un dialogo costruttivo. Alcune persone infatti si sentono potenti solo se abbassano e svalutano gli altri. Talvolta gli insulti rappresentano un linguaggio giovanile per ridere, per scherzare, ma quando causano un disagio nella persona, rappresentano sempre una forma di violenza, al di là dell’intenzione di chi le usa. La violenza: “il talismano malefico per esorcizzare l’appuntamento fatale con la nostra vulnerabilità e insufficienza”.
per la Cronaca: Omicidio Willy: il 10 giugno prima udienza del processo a Frosinone. È fissata il 10 giugno prossimo, alle 9.30, la data della prima udienza del processo in corte d’assise a Frosinone per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne italo capoverdiano di Paliano, ucciso nella notte tra il 5 e il 6 settembre dello scorso anno nella zona della movida di Colleferro.