I PRESUNTI CONVENTINI DI MONTEFORTINO

E’ ricordata nella tradizione popolare, ma anche segnalata da studiosi che si sono interessati del territorio di Artena, nella Montefortino medievale, l’esistenza di alcuni conventi. La Bolla di Papa Lucio III del 1182 è abbastanza chiara. Non riconosce sulla nostra Terra alcun convento ma appena due Chiese. Allora perchè abbiamo pensato che fosse presente a Montefortino anche più di un convento?

E’ ricordata nella tradizione popolare, ma anche segnalata da studiosi che si sono interessati del territorio di Artena, nella Montefortino medievale, l’esistenza di alcuni conventi. Ancora oggi si ricordano questi luoghi, anche se ormai sono pochi i resti di murature in loco, che dimostrano la loro presenza e che potrebbero anche mettere in dubbio la loro esistenza, confondendo questi ruderi che in realtà potrebbero essere i resti di altre fabbriche antiche appartenenti a una chiesetta rurale o ai resti di un’abitazione romana riutilizzata nel medioevo. Inoltre, quello che mette in dubbio la loro esistenza, è il fatto che nessuno di questi presunti conventi è tra quelli riportati nella ricerca fatta da p. Mariano D’Alatri “I più antichi insediamenti dei mendicanti della provincia civile di campagna” pubblicata nel 1977. Nella sua ricerca, l’autore fa un elenco di conventi dell’ordine dei mendicanti sorti tra il XII e il XIII secolo in seno alla chiesa cattolica. Molte volte, la presenza di questi conventi è anche da mettere in relazione con il monachesimo greco portato da San Nilo nel territorio Tuscolano e da qui diffusosi tra il XI e XII secolo nel territorio circostante che in quel periodo apparteneva ai Conti di Tuscolo e dai quali dipendeva la stessa Montefortino. La presenza di ruderi antichi esistenti su alcuni rilievi, come quello di S. Nicola, dell’Arcangelo e di monte Sant’Angelo, è stata creduta come la presenza di questi conventi, e così è tramandata nella tradizione popolare. Quello che fa fede per questi luoghi di culto, sono alcuni documenti antichi, come ad esempio la bolla di papa Lucio III. In questa bolla, emanata il 2 Dicembre 1182, il pontefice metteva sotto la giurisdizione del vescovo Pietro I gli edifici sacri della diocesi di Segni, e riguardo a Montefortino tra le altre chiese cita: “…in castro Montis Fortini..ecclesiam S. Arcangeli, ecclesiam S. Nicolai de silva cespat cum omnibus pertinentiis suis…”. Come vedete, vengono citate solo la presenza delle chiese di S. Arcangelo e di S. Nicola e non viene citato nessun convento esistente. Cosa che invece fa per altri luoghi della diocesi di Segni: “..In castro Vallismontoni…monasterium S. Mariae in Silice cum omnibus pertinentiis suis et libertatibus suis…In castro Plumbinaria…monasterium S. Cecilie cum omnibus pertinentiis suis…In castro Metellaci..monasterium S. Maria de Roscillis cum capella S. Margheritae, et capella S. Arcangeli de Gabiniano”. I soli tre monasteri citati nella bolla del 1182 erano quindi quelli di S. Maria in Silice a Valmontone, un monastero benedettino ma che divenne nel XIII secolo un convento femminile assegnato alle Clarisse, il monastero Benedettino di S. Cecilia situato nel castello di Piombinara, ed il monastero di Rossilli nel territorio di Gavignano. Questo fu costruito riutilizzando i ruderi di una villa romana che in seguito divenne una stazione di posta situata al XXXV miglio della via Latina. Molte volte queste abbazie o conventi venivano costruiti su ruderi di ville romane abbandonate, riutilizzando così le strutture ancora in piedi e, nello stesso tempo, veniva recuperato materiale di crollo dai vecchi edifici per realizzare nuovi ambienti. Questo potrebbe essere il caso dei ruderi medievali che fino a pochi anni fa erano sul colle Rotondo. Un colle tufaceo posto a circa 340 m. s.l.m. lungo la via di Giulianello. In una zona del colle che ancora oggi viene chiamata l’Abbazia, alcuni muri in opus reticulatum ancora esistenti e riutilizzati in epoca medievale con altre strutture, hanno dato il nome al luogo, facendoli ritenere come appartenenti ad un antico convento del quale però non si conoscono notizie certe.
A circa 2 Km da questo luogo viene ricordato, sempre dalla tradizione popolare, un’altro convento, questo situato sulla cima di Monte S. Angelo/ Croce Pastore. Sul monte a quota 657 m. S.l.m. si trovano i resti di alcuni edifici e di una fortificazione. Un fossato scavato nella roccia calcarea largo circa mt. 4,50 e alto mt.1,70, circonda da un lato il monte, mentre dalla parte opposta ci sono i resti di un muro di terrazzamento ad opera poligonale. All’interno di questa fortificazione si trovano i resti di un edificio a pianta rettangolare di circa mt.7,50 x mt. 2, e a circa 14 metri di distanza un altro ambiente a pianta rettangolare di mt.4,55 X mt.3,60 che originariamente era coperto a volta. Nella ricerca fatta sul luogo, Paola Brandizzi Vittucci data questi resti al periodo medievale e fa riferimento alla notizia riportata da G.Moroni nel 1858 riguardo ad un convento di frati minori conventuali, di fondazione molto antica, chiamato di S. Michele Arcangelo che si trova a “…circa due miglia lungi dalla terra di Montefortino…” Questo convento fu fatto chiudere con la bolla pontificia di papa Clemente VIII emanata nel 1594 perché il convento era diventato un ricovero di banditi. Questa notizia si potrebbe confondere con la stessa riportata riguardo all’altro convento dell’Arcangelo, situato dalla parte opposta di Montefortino del quale ne parlano le cronache.
Nel periodo medievale venivano spesso costruiti questi edifici monastici su alture isolate alle quali poi veniva dato il nome del Principe delle milizie celesti, e sarebbe interessante approfondire questa notizia per scoprire a quale dei due conventi si riferisce.