LE VIE DEL SIGNORE SONO…FINITE

L’ essere umano ha bisogno di avere una prospettiva. È quello che ci fa star bene. Qualcosa su cui puntare. E io, Artena, non la vedo andare da nessuna parte.

Qual è la differenza tra un ventenne e un cinquantenne? È la saggezza? La competenza o la conoscenza? È ovvio che un cinquantenne ne ha di più, ma il ventenne ha un vantaggio: è inconsapevole. E quell’inconsapevolezza lì, lo fa pensare e sognare in grande: il sogno di quasi tutti i bambini è cambiare il mondo, mentre quello di tutti gli adulti è trovare tranquillità, rimanere nella comfort zone. Da quello che vedo, Artena, è un paese che pensa da grande non in grande, come una persona che abbassa le proprie ambizioni. Forse perché iniziamo ad accontentarci, con quella frase che ci instillano nella testa: “chi si accontenta, gode”. In realtà, chi si accontenta muore.
Allora abbiamo da sviluppare quella virtù necessaria che ci tiene vivi, che ci fa compiere passi.
Passi che compiva chi era dedito alla transumanza: in Italia questa antica usanza prese le mosse principalmente a partire dall’Appennino abruzzese, volgendo sia verso la Maremma toscana e laziale sia soprattutto verso il Tavoliere delle Puglie. Consisteva nel trasportare (“transumare”, appunto) gli animali dai monti abruzzesi e molisani, ai ricchi pascoli della Maremma e del Tavoliere.

Oggi, grazie al protocollo d’Intesa della Transumanza, la Regione Lazio ha disciplinato la promozione e la valorizzazione della rete dei Cammini della Regione Lazio, costituita dagli itinerari culturali europei, dai percorsi storici, religiosi, e paesaggistici, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile del territorio, con particolare attenzione alle zone a maggior criticità economica e sociale e ai luoghi minori, del patrimonio naturale e storico-paesaggistico e delle tradizioni locali, nonché la conoscenza, il recupero, la salvaguardia del patrimonio escursionistico regionale, anche al fine di sviluppare il turismo eco sostenibile.
Protocollo firmato da diversi Comuni: Anzio, Nettuno, Latina, Jenne, Piglio; questo perché nel territorio dei Comuni aderenti alla presente intesa v’è un’antica via, da sempre utilizzata per la Transumanza, che ogni anno portava i pastori della zona a trasferire il proprio bestiame dal Comune di Jenne sino al Comune di Anzio.
Il percorso, per essere inserito nel Catasto dei Cammini della Regione Lazio, oltre il valore storico, deve interessare zone di elevato pregio ambientalistico come il Monumento Naturale “Lago di Giulianello”e la “Selva di Paliano”.
Proprio a Jenne, dove i relatori della Commissione Europea si sono riuniti, indovinate chi mancava?
Artena e Colleferro, che pur avendo ricevuto invito formale, non si sono presentate né hanno avvisato di non partecipare.
Ho capito una cosa: noi non siamo tristi o felici in base a dove siamo. Nessuno di noi lo è. Noi siamo tristi o felice in base a dove stiamo andando. È dove stai andando che ti rende felice.
L’ essere umano ha un bisogno su tutti: avere una prospettiva. È la prospettiva che ci fa star bene.
È avere un progetto che ci fa stare bene.
È avere qualcosa su cui puntare. E io, Artena, non la vedo andare da nessuna parte.

Non esistono persone prive di capacità, esistono persone prive di obiettivi; perché pur avendo delle bellezze e tanti talenti nel nostro territorio, mancando quel qualcosa a cui puntare, a cui mirare, siamo persi.
Siamo morti!
Se impariamo ad avere obiettivi, possiamo parlare di futuro, altrimenti iniziamo a parlare del passato, di quanto sia bello questo Paese arroccato sulla montagne etc etc.
Ma quando si parla del passato si è morti.
Cosa è che ci tiene vivi allora?
L’idea di poter fare delle cose. Noi siamo vivi non in base a dove siamo oggi, ma in base a dove vogliamo andare. Artena non dovrebbe essere quel muro di gomma che ci rimbalza addosso, che ci ferisce e ci abbandona, per non trovare un’altra strada alla solitudine che ci attanaglia.
Artena non dovrebbe spegnersi piano piano, perché altrimenti ci spegneremmo anche noi. Perché Artena dovrebbe essere ogni passo che noi facciamo.

Gabriele NOTARFONSO