STORIA. L’ORATORIO DEL ROSARIO

La prima parte della storia della Chiesa posta all’inizio della salita del Borgo

Era il 28 Aprile 1557, quando il papa Paolo IV firmava l’ordinanza della distruzione totale di Montefortino. A convincere il papa a firmare il decreto fu il suo malefico nipote, il cardinale Carlo Carafa. Il vero artefice di questa distruzione. A Montefortino fu mandato il comandante supremo delle truppe pontificie, Giulio Orsini con l’artiglieria, e per Montefortino, fu la fine di quel lungo assedio iniziato nel Settembre del 1556. Solo pochi mesi prima di morire, lo zio papa, scoprendo la vera personalità e il carattere malefico del nipote Carlo, lo sollevò dalla carica di cardinale. Alla morte di Paolo IV, (18 Agosto 1559), gli succedette sulla cattedra di Pietro, Pio IV ( Medici) e nel giugno del 1560 fece arrestare Carlo Carafa con l’accusa di abuso di potere esercitato durante il precedente papato e venne condannato e sottoposto a esecuzione tramite strangolamento avvenuto nella notte del 4 Marzo 1561.
Solo dopo l’elezione del nuovo pontefice, i Colonna riebbero Montefortino e gli abitanti superstiti poterono tornare a ricostruire le loro case. Per la ricostruzione del feudo dei Colonna, cominciarono ad arrivare anche gente di altri paesi, soprattutto dalla Lombardia, per la maggior parte muratori e scalpellini, attratti dalla possibilità di trovare lavoro per la ricostruzione.
Oltre a ricostruire il paese, al ritorno dei Colonna e degli abitanti, si pensò di costruire una nuova chiesa, proprio nella parte bassa, agli inizi del paese, dove, secondo Stefano Serangeli, c’erano i ruderi di un’antica stazione di posta, (Pandochia) situata vicino la via Latina.
Alla sua costruzione, oltre che i Colonna, proprietari del feudo, collaborarono le famiglie più facoltose e il resto della popolazione che contribuì con offerte di denaro o prestando la loro partecipazione manuale direttamente alla costruzione del nuovo edificio sacro.
Nel 1580, cominciarono le trattative con i padri Domenicani per la costruzione della Chiesa/Oratorio, che doveva essere dedicata alla madonna del Rosario, della quale i padri Domenicani erano i maggiori diffusori.
Siamo in un periodo che in Italia si stava diffondendo la festa del S.S.mo Rosario, voluta da Pio V a ricordo della vittoria ottenuta nello scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571 a Lepanto, tra le forze mussulmane dell’impero ottomano e l’armata navale Cristiana, comandata da don Giovanni d’Austria, con ammiraglio della flotta pontificia Marcantonio Colonna, duca di Paliano e uomo di fiducia del papa.
Dopo le trattative con i Domenicani fatte da Orinzia Colonna, nipote di Marcantonio, cominciarono i lavori del nuovo edificio sacro. Probabilmente responsabile della costruzione fu Sante Castellani, come è riportato nella relazione del visitatore apostolico della diocesi di Segni fatta nel 1581.
“ La detta chiesa di S. Maria, della Madonna del Rosario è eretta e costruita da nuovo assetto fuori e presso le mura del castello di Montefortino e il maestro di questa costruzione e Sante Castellani”.
L’8 maggio 1580, durante le trattative con i Domenicani, venne istituita anche la compagnia del Rosario. Ultimati i lavori della chiesa, nell’altare maggiore furono deposte le reliquie dei beati martiri Lorenzo e Sebastiano, e finalmente dopo tre anni di grandi fatiche, sofferenze e tanti sacrifici, la chiesa/oratorio della Madonna del Rosario venne consacrata da mons Giacomo Masini, vescovo di Segni, come risulta da un protocollo redatto dal notaio Giovanni Battista Cammiati il giorno 29 Settembre 1591, e ne venne nominato rettore don Angelo Fedele.
La forma della chiesa è a croce latina e misura 24,50 m. di lunghezza e 12,30m. nel braccio corto. Oltre all’altare maggiore, vi sono due cappelle nel braccio corto ed altre otto cappelle con altare nel braccio lungo.
Il giorno della consacrazione, la chiesa non era ancora del tutto finita, alcune cappelle erano ancora da completare e questo avvenne negli anni successivi. L’abside dell’altare maggiore aveva l’altare, ma era ancora disadorna, anche se, Pietro Bozzolo aveva lasciato del denaro per completarla.
Il primo altare che troviamo a sinistra della sacrestia è quello dedicato a San Francesco d’Assisi, questa era la cappella della famiglia di Sante Castellani, uno dei personaggi più ricchi e facoltosi di Montefortino di quel periodo, che fu, come detto, coinvolto in prima persona nella costruzione dell’oratorio del Rosario, e prima di morire lasciò nel 1607 nel testamento fatto dal notaio Cammiati un sostanzioso legato (denaro) alla chiesa. Al momento della consacrazione, la cappella era completata, ma sull’altare ancora non c’era il quadro. Questo fu realizzato qualche anno dopo, nel 1619, quando Giulia Corsucci, moglie di Sante Castellani, lasciò un “legato pio” di 100 scudi per far dipingere la tela di S. Francesco forse in memoria del figlio Francesco. La tela fu dipinta nel 1590 da Orazio Zecca, ma quella che oggi è presente nella chiesa, non è quella dipinta dall’artista di Montefortino, che fu sostituita (secondo Luca Calenne) all’inizio del XVIII secolo da un altro quadro sempre di San Francesco.
Un’altra cappella completata il giorno della consacrazione era quella del S. S. mo nome di Gesù, del conte Muzio Tuttavilla. Questa famiglia era discendente del cardinale francese Guglielmo D’Estouville, ed erano legati ai Colonna da vincoli di famiglia. (Muzio Tuttavilla aveva sposato Giulia Colonna, e avevano a disposizione un’ala del palazzo baronale e per questo erano anche assidui frequentatori di Montefortino). Per circa 20 anni, i Tuttavilla erano proprietari di una piccola parte del feudo e nel 1590 avevano anche il patronato di questa cappella dedicata al S. S. mo nome di Gesù, come la ricorda il Serangeli al suo tempo scrivendo:-ancora si poteva vedere l’arme di essa famiglia benchè fosse rozzamente dipinta. Purtroppo non si conosce cosa era stato affrescato in questa cappella, i dipinti sono stati coperti quando la cappella fu dedicata al Sacro Cuore di Gesù e questo probabilmente avvenne quando ad officiare la chiesa furono chiamati i Missionari del Sacro Cuore nel 1917, che restaurarono la cappella coprendo le pareti con pittura di finto marmo, ma ciò non esclude che sotto il nuovo intonaco non siano ancora conservati i resti pittorici originali della cappella.
A fianco della cappella del Sacro Cuore, troviamo quella della famiglia Zecca, anche questa dedicata a San Francesco con l’affresco sull’altare del santo in ginocchio mentre riceve le stimmate. Probabilmente la cappella fu affrescata da altri pittori che copiarono il santo da una tela di Girolamo Munziano, (conservata oggi nella chiesa di santa Maria della Concezione dei cappuccini in via Veneto a Roma), affresco che fu in seguito ritoccato da Orazio Zecca. Sopra, nei riquadri della volta, sono rappresentate tre scene della vita del santo di Assisi. Nei due riquadri delle pareti laterali della cappella sono affrescate le immagini di due giovanissime cristiane martirizzate a 18 e 20 anni tra il 304 e il 305 d. C. Santa Lucia di Siracusa e Santa Caterina d’Alessandria (la santa protettrice dell’ordine dei Domenicani). FINE PRIMA PARTE