LA CHIESA DEL ROSARIO (seconda parte)

Fino a qualche anno fa, (1987) l’affresco di San Francesco era coperto da una tela (Adorazione dei pastori). Il quadro era stato commissionato ad Orazio Zecca dal Cardinale Scipione Borghese ma “non trovandolo di proprio gusto” non lo accettò e fu messo nella cappella di famiglia dell’autore.
In ordine di tempo, un’altra cappella terminata al momento della consacrazione, fu quella dedicata a San Gregorio Magno fatta costruire da Marcantonio Saia e tutta affrescata a sue spese, finiti nell’Aprile del 1590. Nell’affresco sopra l’altare vediamo il papa seduto in trono, coperto da un baldacchino, la colomba dello Spirito Santo vicino l’orecchio sinistro che gli sta “dettando”. Ai lati del Santo Pontefice sono Sant’Antonio Abate ed un altro monaco, forse San Marco monaco in Egitto, (due santi che ricordano il nome del committente della cappella). Nei tre riquadri della volta sono affrescate scene della vita del Pontefice. Sotto le due Sante delle pareti laterali non sono riportati i nomi, ma potrebbero essere Santa Margherita d’ Antiochia con la palma e il drago che tiene a guinzaglio e l’altra santa che solleva un’ampolla con la sinistra e tiene una spugna nella destra potrebbe essere Santa Prassede, una giovane patrizia romana martirizzata nel II sec. d. C. durante le persecuzioni ai Cristiani fatte da Antonino Pio.
Nel 1591, fu terminata anche la cappella di Claudio Mele, un ricco possidente di Montefortino che era anche affittuario dell’abbazia di Grottaferrata. La cappella fu dedicata a San Giacomo Maggiore, San Sebastiano e San Rocco. Nell’affresco sull’altare, San Giacomo è al centro con sopra una nuvola con il Padre Eterno, porta nella mano sinistra il bastone da pellegrino e nella destra il libro del vangelo. Ucciso nel 44 d. C. fu il primo apostolo martire. Alla sua sinistra, San Rocco, anche lui con il bastone da pellegrino e mostra la piaga sulla gamba sinistra. Alla destra di San Giacomo, è San Sebastiano. Un centurione romano convertitosi al cristianesimo e per questo martirizzato. Fu legato ad un albero e trafitto dalle frecce dai suoi stessi commilitoni nel 288 d. C. Nei due riquadri laterali della cappella, altre due Sante martirizzate per difendere la loro fede cristiana. S. Barbara martirizzata tra il III-IV secolo e S. Agata, giovane cristiana di Catania, martirizzata a soli 16 anni nel 251 d. C.
La costruzione della chiesa, e la sua rapida campagna pittorica, dopo la consacrazione, aveva però ancora alcune cappelle da completare, e dopo qualche anno di pausa, il compito di finire questi lavori, fu affidato dalle due confraternite della chiesa ad Orazio Zecca, lavori che realizzò tra il 1598 e il 1608 con la collaborazione di altri pittori, si riconosce comunque in alcuni di questi affreschi il suo modo di dipingere.
La prima ad essere terminata fu quella della Maddalena. Grazie all’elenco riportato da Stefano Serangeli sui personaggi che avevano un beneficio in questo oratorio, sappiamo che la cappella di S. Maria Maddalena era stata dipinta nel Dicembre del 1598 grazie al finanziamento dell’arciprete di S. Maria delle Letizie don Pompeo Pompa. Ricordato anche in un’epigrafe dipinta su una parete della cappella (oggi scomparsa). E in questa cappella furono trasferiti i benefici dell’antica chiesa di S. Maria Maddalena che si trovava ai piedi della – “..rupe degli Asinari, e si ha per tradizione che vi fosse un monastero di monache e che annualmente vi si andasse processionalmente nel giorno di detta Santa “… così scrive il Serangeli. Nel sotto arco della cappella sono dipinti al centro un gruppetto di cherubini e ai lati due piccoli riquadri con episodi della vita della santa penitente, la scena nella quale unge i piedi a Gesù e quella del “noli me tangere”(non mi toccare), una frase attribuita a Gesù che dice alla Maddalena dopo la resurrezione. Nei due riquadri laterali del sacello sono dipinti due santi con le vesti di diacono. San Lorenzo martirizzato nel 258 d. C. e San Leonardo di Noblac, che fu un abate francese, vissuto da eremita e morto nella seconda metà del 1500.
Maria Maddalena è da secoli patrona di Montefortino/Artena, ed è anche, (come S.Caterinad’Alessandria) protettrice dell’ordine domenicano divulgatori del Santo Rosario .
A 12 anni dalla consacrazione della chiesa, Evangelista Mele, (cugino carnale di Claudio Mele), lascio un testamento, riportato negli atti del notaio Giovan Battiista Cammiati datato il 13 Febbraio 1603, nel quale, “dispone che sia edificata una cappella dedicata alla Madonna del Carmine, nella chiesa della Madonna del Santissimo Rosario di Montefortino entro un anno dalla sua morte, che sia dotata con quadro con l’immagine della Madonna del Carmine, ornata e accompagnata da altre figure, e che sia istituito lo-Jus Patronatus – per la sua casa” per questo lavoro, Evangelista Mele lascio la somma di 200 scudi. La cappella fu terminata nel 1606, completamente affrescata nelle pareti, (affreschi che furono in seguito ricoperti da nuova pittura, e tornati alla luce durante il restauro della seconda metà del 1980). questi raffiguravano un martire? Un papa? Un francescano (forse S. Francesco), questo purtroppo in parte distrutto quando nella chiesa è stata posta la lapide della principessa Alys Borghese, e la figura di un monaco, che potrebbe essere S. Benedetto, anche questo in parte distrutto per l’apertura all’interno della chiesa del campanile. Nell’altare della cappella furono realizzate a stucco delle api intente a succhiare il nettare dai fiori dal quale otterranno il miele. (In riferimento al cognome MELE committente della cappella). Mancava solo la tela sopra l’altare come richiesta dal committente.
uesta fu realizzata solo intorno al 1630, dal pittore Orazio Guerra. Nel quadro, tra due angeli, la Madonna sopra una nuvola tiene il bambino in braccio con la mano sinistra, mentre con la destra offre lo scapolare alle anime purganti tra le fiamme sottostanti per liberarle dalle pene del Purgatorio.