LE RUBRICHE. UN FILM PER VOLTA – BLONDE

IL RITRATTO IMPIETOSO DI UN MITO. NARILYB MONROE VISTA DAL REGISTA DOMINIK IN UN FILM DOVE SI DESCRIVONO SOLO TRAGEDIE

Sulla Piattaforma Netflix è in programmazione un film sull’ascesa alla fama fino alla morte di Marilyn Monroe. Il film si chiama Blonde con la regia e sceneggiatura di Andrew Dominik, tratto dal romanzo del 1999 scritto da Joyce Carol Oates. Il libro racconta le decine di vite di Marilyn Monroe che è molto di più del sex simbol da copertina. Entrata nell’eternità del mito, Marilyn è ancora viva nella memoria collettiva e i libri che si sono scritti su di lei e si continua a farlo, ne sono la testimonianza.
Nel film Blonde si narra, in maniera romanzata, di alcune situazioni della vita dell’attrice. Una pellicola lunga quasi tre ore, che inizia con Marilyn Monroe bambina, la Norma Jeane Mortensen cresciuta dall’instabile madre Gladys, che tenta anche di ucciderla affogandola nella vasca da bagno. Inizia così la trafila di Norma Jeane tra gli istituti adottivi. Negli anni ‘40 Norma Jeane diventa una Pin-Up e cambia il nome in Marilyn Monroe. Nel 1947 ha una parte in The shocking miss Pilgrim. Nel 1950 recita in ben sei film, ma la consacrazione arriva con La tua bocca brucia a cui fanno seguito Il magnifico scherzo e Niagara. Il successo internazionale arriva con Gli uomini preferiscono le bionde e da lì cresce la sua visibilità, ma anche la sua fragilità, crescono le sue ansie e le paure.
Nel film di Domink, Marilyn è intrepretata dalla cubana Ana de Armas, brava a calarsi nella parte complessa e dolente dell’attrice. La pellicola, però, più che l’anima di Marilyn Monroe mostra il corpo della donna: desiderato, violato, abusato, esposto, angariato. Tutti volevano Marilyn e una volta riusciti nell’intento si giravano dall’altra parte. Marilyn nel film appare molto sexy, tutta sensualità e poco cervello e la sua vita un totale fallimento, ma siamo davvero certi che fosse così?
La pellicola non rende merito al mito di Marilyn che certamente era una donna insicura, ma non era sottomessa, sicuramente era profondamente viva, sensibile. Nel film questo lato così meraviglioso non si vede, s’intuisce, si percepisce tra le tragedie che la pellicola descrive. Un film che parla di Marilyn Monroe in maniera impietosa, grottesca, quasi horror. Un agnello da sacrificare che lotta per essere considerata un essere umano. Insomma, non la biondissima e sorridente meraviglia di bellezza ma una donna senza successo, infantile e disperata.