PERCHE’ E’ COSI’ DIFFICILE CAMBIARE LA POLITICA AD ARTENA?

La questione morale è di massima importanza, ma se si ragiona sull’indeterminato perché non si arriva mai a niente di chiaro, perché i tempi della giustizia sono poco comprensibili ai cittadini, è meglio che si volga lo sguardo e l’interesse intellettuale su altro

Una domanda che mi pongo e retoricamente pongo a coloro che leggeranno questo articolo è: Perché ad Artena è difficile cambiare il processo politico e quindi il modo di fare dei politici locali in rapporto al confronto di idee?
Ora, questa domanda può sembrare oziosa e forse lo è, ma quando la realtà sembra immobile e statica senza nessuno spiraglio di movimento, bisogna saper giocare un po’ per avere uno sguardo difforme dall’ovvio, per scorgere qualcosa di alternativo o comunque di diverso. Cercherò di giocare un po’ (si fa per dire perché non c’è niente di più serio del gioco) sull’assenza di confronto di idee, ma anzi direi meglio, sulla non volontà di cogliere al volo le occasioni teoriche per sviluppare un ‘gioco’ su tali occasioni teoriche, cioè un confronto di idee. Negli ultimi articoli scritti per AltraArtena, ho cominciato a gettare qualche seme sul perché sarebbe importante, per i politici tutti a partire da Felicetto Angelini Sindaco, per continuare con Silvia Carocci sicuramente candidata a Sindaco nella prossima primavera, per una lista opposta all’attuale amministrazione. Cominciando a ragionare su questi temi, il rapporto tra politica, impresa, commercio e benessere della collettività, ho cercato di uscire da quello sterile dibattito sulle inchieste ‘feudo’ e altre questioni riguardanti l’intervento della magistratura sull’amministrazione locale; non perché non siano di per sè importanti. Certo che la questione morale è di massima importanza, ma quando si ragiona sulle ombre, sulle nebbie, sull’indeterminato perché non si arriva mai a niente di chiaro, perché i tempi della giustizia sono poco comprensibili ai cittadini, è meglio che si volga lo sguardo e l’interesse intellettuale su altro, che invece in un gioco al massacro dove si rischia di fare male agli altri e a sè (diventando dei moralisti eccessivi). Torniamo allora agli articoli citati sopra, dove ponevo il rapporto tra politica e impresa, per andare verso un benessere cittadino, o diciamo meglio, per sviluppare un benessere cittadino più qualificato e con ricadute culturali e sociali. Parlando con interlocutori locali, persone serie e interessate al miglioramento della cittadina, le critiche che venivano mosse al mio ragionamento erano le più svariate ma possiamo ricondurle a due principali: 1) l’imprenditore se si interessa di politica o se interviene pubblicamente a un confronto politico o di idee, prima o poi presenta il conto a quei politici che pensa di aver appoggiato e sostenuto, e chiederà dei favori in cambio. 2) sarebbe bello se questo avvenisse, l’intervento dei soggetti economici al dibattito di idee per la città, ma ciò è illusorio e non mi sembra possibile. Ecco queste sono le due reazioni dominanti a tale proposta, eppure sono opinioni di persone sganciate dai giochi politici in prima persona. Ho ascoltato con interesse tali critiche e ragionamenti, e non mi sento di bollarli in nessun modo, ma all’interno di questo ‘cenacolo’ una voce ha confutato tali critiche con un semplice e chiaro “ ma se tutto deve restare com’è perché niente si può tentare, allora che parliamo a fare?” ecco io penso proprio cosi, questo mio amico mi ha tolto le castagne dal fuoco, mentre io ascoltavo in silenzio. Non si tratta di ragionare come abbiamo sempre pensato e ragionato, ma si tratta di provare a ragionare come non abbiamo mai ragionato, e cioè provare ad andare in avanscoperta per scoprire nuove forme di confronto sperando fattivamente che si sviluppi tra soggetti diversi e nello specifico tra la politica e i soggetti economici. Si potrebbero fare tanti esempi ma non serve a niente, tutti conosciamo la storia patria e l’importanza che i commercianti e banchieri e corporazioni di mestieri, hanno avuto nel Rinascimento delle varie corti italiane, nemmeno sono così ingenuo da non capirne le enormi differenze con l’oggi, ma penso di essere anche abbastanza visionario da coglierne le sempre possibili affinità. Ed è per questo che continuo a sperare e non solo, continuo a propugnare un confronto civile e cittadino tra le forze economiche di Artena e i politici di qualsiasi espressione ideale essi siano, senza pensare di avere una posizione di prevalenza, ma giocandosela con l’intelligenza e la curiosità intellettuale e culturale di provare altre strade per generare il consenso necessario per amministrare poi la città con fertilità ideale e capacità pratica. Da questi articoli mi aspetto che le persone che si sentono chiamate in causa, intervengano pubblicamente a dialogare e confrontarsi, bisogna saper cominciare per creare un ampio confronto fruttuoso. Qualcuno o qualcuna cominci a prendere carta e penna e scrivere qualcosa su queste tematiche, non lasci il messaggio in bottiglia ancora in balia dei flutti, lo raccolga ….
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