DON ANTONIO NON SARA’ PIU’ IL PARROCO DEL ROSARIO E DI S. CROCE

Non sarà sostituito con un parroco nuovo, ma a reggere le due parrocchie sarà chiamato Don Franco Diamante, già parroco di S. Maria di Gesù

E anche Don Antonio va via! Arrivato da appena quattro anni, poco prima del covid, il parroco di Santa Croce e Santo Stefano, è stato trasferito a Valmontone, nominato parroco della perinsigne Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta. Ad Artena, però, nessun parroco nuovo lo sostituirà, Sarà, infatti, Don Franco Diamante, attualmente parroco di Santa Maria di Gesù e di alcune fra le zone esterne più grandi di Artena, il sacerdote a cui sarà affidata anche la parrocchia di Santo Stefano e di Santa Croce. Quindi Don Franco sarà parroco di tutta Artena, una città di quasi quindicimila abitanti, coadiuvato da due collaboratori: Don Massimo e Don Zalese e cinque Diaconi che però, come sappiamo, non possono officiare la Messa nè confessare nè consacrare.
Senza fare polemica, consentiteci una osservazione: come fa un sacerdote solo a dividersi fra le tre parrocchie e poi a dire Messa a Macere, al Colubro, a Maiotini e alla reggenza di Santa Maria?
Questo cambiamento ulteriore ci pare deleterio per l’intera comunità.
Un esempio credo sia abbastanza calzante: Dal 1946 al 1986 la Parrocchia di Santa Croce ha avuto lo stesso parroco, dal 1986 ad oggi, quindi nei successivi quasi quarant’anni, i parroci sono stati ben nove, e quando ognuno di loro aveva appena appena gettato le basi per costruire il futuro, veniva sostituito.
Ora, però, questo stillicidio, che è motivo di fastidio e contrarietà per l’intera cittadina, si sta ampliando. E’ stato chiuso il convento francescano in essere ad Artena dal 1620 circa; sono state trasferite le suore della Carità, pure loro ad Artena da oltre un secolo e mezzo, si mandano via i sacerdoti senza essere sostituiti e così facendo si gettano le basi per quel fenomeno che il Papa ha definito “indietrismo” e che chiude e taglia gli orizzonti.
Anche coloro che non hanno mai praticato la Chiesa convintamente, però non possono disconoscere che Gesù, come uomo, è stato tenerezza, amore, mitezza, disponibilità. E’ stato ed è terreno fertile dove se pianti il bene cresce il bene.
L’assenza della Chiesa sul territorio significa assenza di questo terreno fertile e – forse – significa il proliferare dell’insignificanza, dell’indifferenza, del menefreghisto, della non condivisione.
Questa è, però, la storia attuale di Artena, una città che viene continuamente penalizzata e mortificata, che non viene tenuta in considerazione, che ha perso ogni velleità di futuro.
Per essere chiari e non ingenerare – come detto – polemiche, è anche necessario dire che l’assenza di sacerdoti è dovuta ad alcuni fattori imprescindibili. Il primo riguarda la carenza di vocazioni sia in ambito maschile che in quello femminile, fattore che si riverbera nell’età avanzata dei sacerdoti attuali. Il secondo fattore riferisce di un abbandono frequente del ministero sacerdotale, solo nella nostra Diocesi, ad esempio, in questi ultimi tempi ci sono stati tre ritiri. Il terzo elemento è necessariamente legato ai precedenti e va verso una prospettiva futura che tende a costituire le unità pastorali. Nei Paesi dove insistono due o più parrocchie si sta arrivando ad averne solo una. Quindi, Artena, in questo momento storico, rientra in questa tendenza e come la nostra Città, hanno subìto la stessa sorte già altre comunità. In questa ottica di unità pastorale è da ricercare anche l’accorpamento di Diocesi vicine tra loro. A tal proposito, è di pochissimo tempo fa la notizia dell’accorpamento della diocesi di Frascati con quella di Velletri-Segni. Le diocesi vengono unite in persone episcopi (nella persona del Vescovo), quindi il Vescovo della nostra diocesi Monsignor Stefano Russo, è anche il Vescovo della diocesi di Frascati. ll tutto in previsione di una fusione di entrambe le diocesi in una unica diocesi suburbicaria.
A Don Antonio Galati giungano i nostri più calorosi abbracci, con l’auspicio e l’augurio di rendere ancora più fertile la parrocchia sua prossima a Valmontone, con il ringraziamento di tutto quello che ci ha donato in questi quattro anni.
A Don Franco, artenese purosangue, già giovanissimo parroco di Santa Croce dal 1986 al 1990, poi missionario in Messico e cappellano nel carcere di Velletri, arrivino i nostri più calorosi auguri di buon parrocato e una “sana inquietudine” che per il Papa è la vera disposizione d’animo perchè è la disposizione che pensa al futuro all’avventura, alla ricerca, all’apertura di nuovi spazi.
Il Papa pensava questo parlando dei giovani che si stanno affacciando al Mondo. 
E’ questo quello che auguriamo a don Franco, perchè nell’inquietudine si genera futuro, auguriamo a Lui di riportare un pensiero di futuro positivo in ognuno di noi.

VITTORIO AIMATI – ALBERTO TALONE